La Val di Non (Valdenòn in nones, Nonsberg in tedesco è una delle principali valli del Trentino, situata
nella parte nord-occidentale della provincia. Dal punto di vista amministrativo
essa appartiene alla Comunità della Val di Non, una delle comunità di valle
istituite in provincia nel 2010.
Solo la parte più settentrionale della valle, il cosiddetto Deutschnonsberg (la Val di Non germanofona) appartiene invece alla Provincia autonoma di Bolzano.
La valle si apre a occidente della Valle dell'Adige, all'altezza della confluenza del Noce nell'Adige. È delimitata a oriente dai Monti Anauni che la separano dalla Bassa Atesina e dalla Val d'Adige, a occidente dalle Dolomiti di Brenta, mentre a nord-ovest, dove nasce la Val di Sole, dalla Catena delle Maddalene; confina infine a settentrione con la Val d'Ultimo e l'Alto Adige. È costituita da un ampio altopiano, attraversato dal torrente Noce e conta 38 comuni. Orograficamente la valle si biforca a "Y" all'altezza del lago di Santa Giustina e quindi la zona si divide in sponda destra (a ovest del Noce), sponda sinistra (a est del fiume) e "terza sponda" (la zona a nord del Noce e del rio Novella).
In tempi remoti era chiamata Anaunia, toponimo di probabile origine celtica legato alla popolazione degli Anauni. Nel corso dei secoli il nome è poi mutato in Val di Non.
Il centro abitato più importante della vallata è Cles, che sorge a lato del grande lago artificiale di Santa Giustina. La valle è ricca di storia, dal tempo degli antichi romani che avevano intuito l'importanza di questi territori vicini al Passo del Brennero, fino al Medioevo, periodo in cui sorgono numerosi castelli, come Castel Thun, Castel Bragher, Castel Coredo, Castel Cles, Castel di Nanno e il Castel Valer dove la leggenda vuole essere stati murati vivi una coppia di fidanzati di due famiglie rivali: i Nanno e i Sparo, oppure come il Santuario di San Romedio, patrono della valle, raffigurato mentre cavalca un orso, celebrato il 15 gennaio in processione lungo il Rio Nero, o i palazzi assessorili di Cles e Coredo, centri giuridico-amministrativi, anche ricordato come il Palazzo Nero a causa dei processi svolti alle streghe durante l'inquisizione del XVII secolo.
In valle sono presenti numerosi laghi, come il lago artificiale di Santa Giustina, lago di Coredo, il lago di Tavon e il lago di Tovel, segno dell'abbondanza di acqua della zona. Quando fu creato il lago artificiale di S. Giustina, per arrestare le piene del Noce, rimasero sommerse alcune strutture tra le quali il Ponte della Mula che, secondo la tradizione, avrebbe salvato il Barone di Cles dai soldati del Conte di Thun.
L'economia della vallata è principalmente di tipo agricolo (frutticolo): la valle è resa famosa dalla vastissima produzione delle mele Golden Delicious conosciute commercialmente con il marchio Melinda (primo marchio DOP concesso per un prodotto del settore frutticolo). Procedendo da Cles verso Tres, infatti, si ripercorre la celebre via dei pomi, itinerario dell'economia trentina. Ricoprono una discreta importanza per l'economia locale anche il turismo e l'artigianato; sono inoltre presenti alcune aree artigianali con piccole industrie e cementifici nella zona di Cles, Tassullo e Mollaro. Nell'alta valle di Non sono anche presenti piccole imprese legate all'industria del legno che producono imballaggi. Risultavano attivi fino agli anni trenta, invece, i produttori di fruste da circo, cd. funari, utilizzando un tipo di corteccia che cresce solo in questa valle. Sulla via di Amblàr è ancora visibile la Porta di Vallavena che testimonia le contese dei boscaioli sull'uso delle risorse locali.
La valle è raggiungibile, oltre che dall'accesso principale costituito dalla strada statale 43 che la collega con Mezzolombardo e la Valle dell'Adige attraverso la Forra della Rocchetta, da altri 4 passi: il Passo Palade da Merano, il Passo della Mendola da Caldaro e Bolzano, il Passo Castrin dalla Val d'Ultimo verso la parte tedesca della valle (Proves) e infine il Ponte di Mostizzolo che la collega a est con la val di Sole, da cui per il Passo del Tonale si passa in Lombardia.
Solo la parte più settentrionale della valle, il cosiddetto Deutschnonsberg (la Val di Non germanofona) appartiene invece alla Provincia autonoma di Bolzano.
La valle si apre a occidente della Valle dell'Adige, all'altezza della confluenza del Noce nell'Adige. È delimitata a oriente dai Monti Anauni che la separano dalla Bassa Atesina e dalla Val d'Adige, a occidente dalle Dolomiti di Brenta, mentre a nord-ovest, dove nasce la Val di Sole, dalla Catena delle Maddalene; confina infine a settentrione con la Val d'Ultimo e l'Alto Adige. È costituita da un ampio altopiano, attraversato dal torrente Noce e conta 38 comuni. Orograficamente la valle si biforca a "Y" all'altezza del lago di Santa Giustina e quindi la zona si divide in sponda destra (a ovest del Noce), sponda sinistra (a est del fiume) e "terza sponda" (la zona a nord del Noce e del rio Novella).
In tempi remoti era chiamata Anaunia, toponimo di probabile origine celtica legato alla popolazione degli Anauni. Nel corso dei secoli il nome è poi mutato in Val di Non.
Il centro abitato più importante della vallata è Cles, che sorge a lato del grande lago artificiale di Santa Giustina. La valle è ricca di storia, dal tempo degli antichi romani che avevano intuito l'importanza di questi territori vicini al Passo del Brennero, fino al Medioevo, periodo in cui sorgono numerosi castelli, come Castel Thun, Castel Bragher, Castel Coredo, Castel Cles, Castel di Nanno e il Castel Valer dove la leggenda vuole essere stati murati vivi una coppia di fidanzati di due famiglie rivali: i Nanno e i Sparo, oppure come il Santuario di San Romedio, patrono della valle, raffigurato mentre cavalca un orso, celebrato il 15 gennaio in processione lungo il Rio Nero, o i palazzi assessorili di Cles e Coredo, centri giuridico-amministrativi, anche ricordato come il Palazzo Nero a causa dei processi svolti alle streghe durante l'inquisizione del XVII secolo.
In valle sono presenti numerosi laghi, come il lago artificiale di Santa Giustina, lago di Coredo, il lago di Tavon e il lago di Tovel, segno dell'abbondanza di acqua della zona. Quando fu creato il lago artificiale di S. Giustina, per arrestare le piene del Noce, rimasero sommerse alcune strutture tra le quali il Ponte della Mula che, secondo la tradizione, avrebbe salvato il Barone di Cles dai soldati del Conte di Thun.
L'economia della vallata è principalmente di tipo agricolo (frutticolo): la valle è resa famosa dalla vastissima produzione delle mele Golden Delicious conosciute commercialmente con il marchio Melinda (primo marchio DOP concesso per un prodotto del settore frutticolo). Procedendo da Cles verso Tres, infatti, si ripercorre la celebre via dei pomi, itinerario dell'economia trentina. Ricoprono una discreta importanza per l'economia locale anche il turismo e l'artigianato; sono inoltre presenti alcune aree artigianali con piccole industrie e cementifici nella zona di Cles, Tassullo e Mollaro. Nell'alta valle di Non sono anche presenti piccole imprese legate all'industria del legno che producono imballaggi. Risultavano attivi fino agli anni trenta, invece, i produttori di fruste da circo, cd. funari, utilizzando un tipo di corteccia che cresce solo in questa valle. Sulla via di Amblàr è ancora visibile la Porta di Vallavena che testimonia le contese dei boscaioli sull'uso delle risorse locali.
La valle è raggiungibile, oltre che dall'accesso principale costituito dalla strada statale 43 che la collega con Mezzolombardo e la Valle dell'Adige attraverso la Forra della Rocchetta, da altri 4 passi: il Passo Palade da Merano, il Passo della Mendola da Caldaro e Bolzano, il Passo Castrin dalla Val d'Ultimo verso la parte tedesca della valle (Proves) e infine il Ponte di Mostizzolo che la collega a est con la val di Sole, da cui per il Passo del Tonale si passa in Lombardia.
È inoltre servita dalla Ferrovia Trento-Malè, e
dove la ferrovia non arriva si possono utilizzare i mezzi extraurbani Trentino
Trasporti per raggiungere le località più esterne e l'alta Val di Non.
La parlata dei suoi abitanti, il Nones, è un dialetto retoromanzo, tanto che in questi ultimi anni si parla di riconoscimento del noneso come lingua, del suo utilizzo nella toponomastica e come materia di insegnamento nelle scuole.
Tre comuni nell'estremità nord della Valle sono, fin dal Medioevo, invece popolati da tedeschi: è il Deutschnonsberg, composto da Lauregno, Proveis e Senale-San Felice. Qui quasi la totalità della popolazione parla il dialetto sudtirolese e i comuni fanno parte della provincia autonoma di Bolzano.
Piatti legati all'agricoltura della valle sono la torta e el tortèl de patate, la torta di mele, lo strudel, la lucanica, che troneggiano anche sullo smacafam, una sorta di frittata di grano saraceno cotta al forno, lo speck. Carne di maiale e insaccati si accompagnano ai crauti (cavoli cappucci in salamoia acida) e alla polenta.
Tra i primi piatti, canederli (in brodo, al burro) strangolapreti (gnocchi di pane raffermo e spinaci), la panada zuppa di pane raffermo e porcino arrostito, zuppa di porri e patate e minestroni. I funghi entrano in numerose combinazioni. Il tonco de pontesèl è ottenuto con luganega fresca cotta con farina tostata ed è comune alla gastronomia di quasi tutte le valli trentine. Così il coniglio arrosto abbinato alla polenta, gialla o nera; la ricchezza di selvaggina si traduce in una molteplicità di piatti, capriolo in testa, ma anche cervo, lepre e fagiano con contorno di patate rostide cioè patate arrosto. Il gulasch alla trentina è un adattamento del piatto austroungarico, mentre la carne salada del Trentino, carne cruda in salamoia originaria della zona del Lago di Garda, è oggi prodotta in proprio. I formaggi trentini variano dal grana al nostrano de casel, dal fontal alla spressa, classificati in base alla consistenza della pasta, al periodo di maturazione, alla cottura e al tenore di grasso.
Tra i dolci ricordiamo i grostoi di carnevale, la torta de fregolòti, i dolci a base di mele, lo zelten con noci, fichi secchi, uva sultanina, pinoli, variante trentino-tirolese di un dolce natalizio.
Per il vino si può citare il Groppallo, coltivato dei pressi di Revò. Nella valle vengono prodotte anche grappe - la classica grappa bianca e quelle aromatiche e amari. In molti paesi è in vendita miele di produzione locale.
Nella basilica di Sanzeno sono custodite le reliquie dei tre martiri anaunensi Martirio, Alessandro e Sisinnio, inviati nel IV secolo dal vescovo milanese Ambrogio per fare proseliti nella valle. Salorno, vicino Mezzocorona, prende il nome dal culto pagano di Saturno, il divoratore di bambini, venerato prima della predicazione dei tre Santi.
Fino al 1964, durante l'estate, il lago di Tòvel presso Tuenno si tingeva di rosso a causa della presenza di un particolare tipo di alga, conosciuta col nome di Tovellia sanguinea (v. Wikipedia, Lago di Tovel).
Nella chiesa di S. Udalrico a Rumo sono raffigurati nell'ultima cena dei gamberetti, particolare inusuale per l'iconografia dell'epoca.
Nella chiesa di S. Lucia a Fondo sono raffigurati degli scorpioni neri, firma del pittore che ha dipinto gli affreschi interni.
Lev Nikolaevič Tolstoj, conformemente a un'usanza russa, si dedicò personalmente alla realizzazione di un meleto, all'interno della sua tenuta di Jasnaja Poljana. Allo scopo, utilizzò alberi di melo dell'Alto Adige, regione allora facente parte dell'impero austroungarico.
Io amo cucinare e poche volte mi capita di pranzare (o cenare) al ristorante. Qualche tempo fa, ero in montagna e avevo fatto tardi, il frigorifero era tragicamente vuoto e non avendo molta voglia di cucinare e quindi ho deciso di cenare in un ristorante-pizzeria di Carisolo (TN): “All’Antica Segheria”.
Ricordo che, dopo aver gustato un loro piatto tipico, mi ero ripromesso che avrei provato a rifarlo a casa. Ieri ho voluto tentare l’esperimento ma operando qualche modifica: il condimento, previsto nella ricetta originale era burro, qualche fettina di mela, formaggio grana e un po’ di rosmarino; io l’ho arricchito un poco!
Ingredienti (circa 30 tortelli).
Per la pasta
200 g di farina tipo “0”;
200 g di semola di grano duro rimacinata;
4 uova;
1 cucchiaio di olio EVO;
Un pizzico di sale.
Per il ripieno
150 ml di latte intero;
200 g di gorgonzola dolce;
60 g di gherigli di noce tritate finemente;
50 g di burro;
50 g di farina bianca tipo “0”;
1 mele Renetta;
100 g di grana grattugiato (io ho usato il Trentingrana);
1 cucchiaino di prezzemolo tritato fresco;
Un pizzico di sale.
Per il condimento (per 4 persone)
60 g di burro;
1 mela Renetta;
Gherigli di 6 noci tritati finemente;
6 cucchiai di grana grattugiato (io ho usato il Trentingrana);
1 rametto di rosmarino;
Sale e un pizzico di cannella in polvere.
1 – Preparazione.
Prepariamo la sfoglia.
Setacciate e disponete la farina a fontana sul piano di lavoro; poi formate un incavo nel centro e rompetevi, una alla volta, le uova che avrete tenuto a temperatura ambiente; aggiungete il sale e olio EVO (1).
Cominciando dall’interno, mescolate le uova con una forchetta o con un cucchiaio (2), prendendo man mano la farina dai bordi; lavorate poi con le mani l’impasto dall’esterno verso l’interno, amalgamando tutta la farina che si trova sul piano di lavoro (3).
Nel caso l’impasto non dovesse raccogliere completamente la farina o risultasse leggermente duro, aggiungete uno o due cucchiai di acqua tiepida e continuate a impastare fino a quando non risulterà liscio e compatto (4).
Avvolgete la pasta ottenuta nella pellicola trasparente e lasciatela riposare per circa 1 ora in un luogo fresco e asciutto.
Prepariamo il ripieno.
Tritate finemente i gherigli di noce.
In una ciotolina mescolate, sino ad ottenere un composto sabbioso, la farina, il burro e il formaggio grana.
In una casseruola scaldate leggermente il latte, aggiungete il gorgonzola (tagliato a cubetti), le noci e il prezzemolo tritato.
Amalgamate bene e aggiungete il composto con burro, formaggio e farina.
Fate cuocere per 15-20 min. mescolando di frequente (5).
Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare completamente.
Prepariamo i tortelloni.
Dopo il riposo, la pasta fresca risulterà più morbida, elastica e pronta per essere lavorata.
Prelevate una porzione di pasta e passatela ripetutamente tra i rulli di una sfogliatrice, riducendo ad ogni passaggio lo spessore la sfoglia sino ad ottenere uno spessore di circa 1 mm (6); cercate di ottenere una sfoglia il più sottile possibile dato che, essendo il ripieno ricco di formaggio, non dovrà cuocere molto.
Con l’ausilio di un coppa pasta (da Ø 6 cm.) ritagliate dei dischi di pasta (7) al centro dei quali porrete un po’ del ripieno precedentemente preparato e freddo (8). Per ottimizzare questa operazione, potete utilizzare un sac a poche.
Inumidite leggermente con acqua il bordo del tortellone e ripiagatelo a mezza luna; sigillate bene i tortelloni, premendo sui bordi con i rebbi di una forchetta; spolverate con della farina e lasciate asciugare (9).
Ripetete tutte queste operazioni sino ad esaurimento della pasta.
2 – Cottura.
In pentola portate a bollore dell’acqua salata e cuocete i tortelloni; il tempo necessario potrà variare dai 10 ai 20 min. in funzione dello spessore della sfoglia ed anche da quanto tempo sono rimasti ad asciugare.
Nel frattempo, in un’ampia padella, ponete il burro, le noci tritate e fate insaporire per 2-3 min.; aggiungete la mela tagliata a dadini, il rosmarino e fate insaporire per altri 4-5 min.
Scolate i tortelloni e fateli saltare in padella con la mela e le noci per qualche min.; aggiungete 2-3 cucchiai di grana grattugiato e un pizzico di cannella in polvere.
3 - Presentazione.
Servite con un’altra spolverata di formaggio grattugiato.
La parlata dei suoi abitanti, il Nones, è un dialetto retoromanzo, tanto che in questi ultimi anni si parla di riconoscimento del noneso come lingua, del suo utilizzo nella toponomastica e come materia di insegnamento nelle scuole.
Tre comuni nell'estremità nord della Valle sono, fin dal Medioevo, invece popolati da tedeschi: è il Deutschnonsberg, composto da Lauregno, Proveis e Senale-San Felice. Qui quasi la totalità della popolazione parla il dialetto sudtirolese e i comuni fanno parte della provincia autonoma di Bolzano.
Piatti legati all'agricoltura della valle sono la torta e el tortèl de patate, la torta di mele, lo strudel, la lucanica, che troneggiano anche sullo smacafam, una sorta di frittata di grano saraceno cotta al forno, lo speck. Carne di maiale e insaccati si accompagnano ai crauti (cavoli cappucci in salamoia acida) e alla polenta.
Tra i primi piatti, canederli (in brodo, al burro) strangolapreti (gnocchi di pane raffermo e spinaci), la panada zuppa di pane raffermo e porcino arrostito, zuppa di porri e patate e minestroni. I funghi entrano in numerose combinazioni. Il tonco de pontesèl è ottenuto con luganega fresca cotta con farina tostata ed è comune alla gastronomia di quasi tutte le valli trentine. Così il coniglio arrosto abbinato alla polenta, gialla o nera; la ricchezza di selvaggina si traduce in una molteplicità di piatti, capriolo in testa, ma anche cervo, lepre e fagiano con contorno di patate rostide cioè patate arrosto. Il gulasch alla trentina è un adattamento del piatto austroungarico, mentre la carne salada del Trentino, carne cruda in salamoia originaria della zona del Lago di Garda, è oggi prodotta in proprio. I formaggi trentini variano dal grana al nostrano de casel, dal fontal alla spressa, classificati in base alla consistenza della pasta, al periodo di maturazione, alla cottura e al tenore di grasso.
Tra i dolci ricordiamo i grostoi di carnevale, la torta de fregolòti, i dolci a base di mele, lo zelten con noci, fichi secchi, uva sultanina, pinoli, variante trentino-tirolese di un dolce natalizio.
Per il vino si può citare il Groppallo, coltivato dei pressi di Revò. Nella valle vengono prodotte anche grappe - la classica grappa bianca e quelle aromatiche e amari. In molti paesi è in vendita miele di produzione locale.
Nella basilica di Sanzeno sono custodite le reliquie dei tre martiri anaunensi Martirio, Alessandro e Sisinnio, inviati nel IV secolo dal vescovo milanese Ambrogio per fare proseliti nella valle. Salorno, vicino Mezzocorona, prende il nome dal culto pagano di Saturno, il divoratore di bambini, venerato prima della predicazione dei tre Santi.
Fino al 1964, durante l'estate, il lago di Tòvel presso Tuenno si tingeva di rosso a causa della presenza di un particolare tipo di alga, conosciuta col nome di Tovellia sanguinea (v. Wikipedia, Lago di Tovel).
Nella chiesa di S. Udalrico a Rumo sono raffigurati nell'ultima cena dei gamberetti, particolare inusuale per l'iconografia dell'epoca.
Nella chiesa di S. Lucia a Fondo sono raffigurati degli scorpioni neri, firma del pittore che ha dipinto gli affreschi interni.
Lev Nikolaevič Tolstoj, conformemente a un'usanza russa, si dedicò personalmente alla realizzazione di un meleto, all'interno della sua tenuta di Jasnaja Poljana. Allo scopo, utilizzò alberi di melo dell'Alto Adige, regione allora facente parte dell'impero austroungarico.
Io amo cucinare e poche volte mi capita di pranzare (o cenare) al ristorante. Qualche tempo fa, ero in montagna e avevo fatto tardi, il frigorifero era tragicamente vuoto e non avendo molta voglia di cucinare e quindi ho deciso di cenare in un ristorante-pizzeria di Carisolo (TN): “All’Antica Segheria”.
Ricordo che, dopo aver gustato un loro piatto tipico, mi ero ripromesso che avrei provato a rifarlo a casa. Ieri ho voluto tentare l’esperimento ma operando qualche modifica: il condimento, previsto nella ricetta originale era burro, qualche fettina di mela, formaggio grana e un po’ di rosmarino; io l’ho arricchito un poco!
Ingredienti (circa 30 tortelli).
Per la pasta
200 g di farina tipo “0”;
200 g di semola di grano duro rimacinata;
4 uova;
1 cucchiaio di olio EVO;
Un pizzico di sale.
Per il ripieno
150 ml di latte intero;
200 g di gorgonzola dolce;
60 g di gherigli di noce tritate finemente;
50 g di burro;
50 g di farina bianca tipo “0”;
1 mele Renetta;
100 g di grana grattugiato (io ho usato il Trentingrana);
1 cucchiaino di prezzemolo tritato fresco;
Un pizzico di sale.
Per il condimento (per 4 persone)
60 g di burro;
1 mela Renetta;
Gherigli di 6 noci tritati finemente;
6 cucchiai di grana grattugiato (io ho usato il Trentingrana);
1 rametto di rosmarino;
Sale e un pizzico di cannella in polvere.
1 – Preparazione.
Prepariamo la sfoglia.
Setacciate e disponete la farina a fontana sul piano di lavoro; poi formate un incavo nel centro e rompetevi, una alla volta, le uova che avrete tenuto a temperatura ambiente; aggiungete il sale e olio EVO (1).
Cominciando dall’interno, mescolate le uova con una forchetta o con un cucchiaio (2), prendendo man mano la farina dai bordi; lavorate poi con le mani l’impasto dall’esterno verso l’interno, amalgamando tutta la farina che si trova sul piano di lavoro (3).
Nel caso l’impasto non dovesse raccogliere completamente la farina o risultasse leggermente duro, aggiungete uno o due cucchiai di acqua tiepida e continuate a impastare fino a quando non risulterà liscio e compatto (4).
Avvolgete la pasta ottenuta nella pellicola trasparente e lasciatela riposare per circa 1 ora in un luogo fresco e asciutto.
Prepariamo il ripieno.
Tritate finemente i gherigli di noce.
In una ciotolina mescolate, sino ad ottenere un composto sabbioso, la farina, il burro e il formaggio grana.
In una casseruola scaldate leggermente il latte, aggiungete il gorgonzola (tagliato a cubetti), le noci e il prezzemolo tritato.
Amalgamate bene e aggiungete il composto con burro, formaggio e farina.
Fate cuocere per 15-20 min. mescolando di frequente (5).
Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare completamente.
Prepariamo i tortelloni.
Dopo il riposo, la pasta fresca risulterà più morbida, elastica e pronta per essere lavorata.
Prelevate una porzione di pasta e passatela ripetutamente tra i rulli di una sfogliatrice, riducendo ad ogni passaggio lo spessore la sfoglia sino ad ottenere uno spessore di circa 1 mm (6); cercate di ottenere una sfoglia il più sottile possibile dato che, essendo il ripieno ricco di formaggio, non dovrà cuocere molto.
Con l’ausilio di un coppa pasta (da Ø 6 cm.) ritagliate dei dischi di pasta (7) al centro dei quali porrete un po’ del ripieno precedentemente preparato e freddo (8). Per ottimizzare questa operazione, potete utilizzare un sac a poche.
Inumidite leggermente con acqua il bordo del tortellone e ripiagatelo a mezza luna; sigillate bene i tortelloni, premendo sui bordi con i rebbi di una forchetta; spolverate con della farina e lasciate asciugare (9).
Ripetete tutte queste operazioni sino ad esaurimento della pasta.
2 – Cottura.
In pentola portate a bollore dell’acqua salata e cuocete i tortelloni; il tempo necessario potrà variare dai 10 ai 20 min. in funzione dello spessore della sfoglia ed anche da quanto tempo sono rimasti ad asciugare.
Nel frattempo, in un’ampia padella, ponete il burro, le noci tritate e fate insaporire per 2-3 min.; aggiungete la mela tagliata a dadini, il rosmarino e fate insaporire per altri 4-5 min.
Scolate i tortelloni e fateli saltare in padella con la mela e le noci per qualche min.; aggiungete 2-3 cucchiai di grana grattugiato e un pizzico di cannella in polvere.
3 - Presentazione.
Servite con un’altra spolverata di formaggio grattugiato.
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