mercoledì 16 settembre 2015

Spaghetti Milano.


La prima esposizione universale fu l'Esposizione universale di Londra. Venne organizzata nel 1851 al Crystal Palace in Hyde Park ed è conosciuta anche come la Great Exhibition (formalmente Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations). Questa manifestazione nacque da una intuizione del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria e divenne il riferimento per tutte le successive, influenzando numerosi aspetti della società quali le arti, l'educazione, il commercio e le relazioni internazionali.
Il Crystal Palace restò al suo posto (Hyde Park) per quattro anni, poi venne smontato e rimontato in periferia ampliandone l'enorme volta a botte, l'altezza (il Palace conteneva numerosi alberi che crescevano…) e la superficie totale. L’edificio ma andò distrutto per colpa di un incendio nel 1936.

Crystal Palace ieri e oggi.

La seconda esposizione universale fu l'Esposizione universale di Parigi nel 1889, che venne accolta dalla Francia come una sfida per superare il grande successo della precedente manifestazione londinese.
L'esposizione cadeva nel centenario della Rivoluzione francese e della presa della Bastiglia, ma anche nel diciottesimo anniversario della Terza Repubblica.
La torre Eiffel è il monumento più famoso di Parigi, conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Costruita in poco più di due anni, dal 1887 al 1889 (in 2 anni, 2 mesi e 5 giorni) per l'esposizione universale del 1889, che si tenne a Parigi per celebrare il centenario della Rivoluzione francese e della presa della Bastiglia, ma anche nel diciottesimo anniversario della Terza Repubblica.

Torre Eiffel ieri e oggi.

La torre Eiffel prende il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Alexandre Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà a New York (Inizio lavori nell’agosto 1884, fu completata entro il 1885 e inaugurata il 28 ottobre 1886).
E' curioso e poco noto il fatto che l'ingegnere Gustave Eiffel aveva proposto il progetto della Torre al Comune di Barcellona in vista dell'Expo del 1888, ma venne bocciato perché giudicato troppo stravagante.

domenica 13 settembre 2015

Confettura di melone giallo.

Anice stellato, forma insolita per un elemento benefico.
Bello da vedere, l’anice stellato è anche ricco di proprietà benefiche per l’organismo. Ma bisogna fare attenzione: assunto in dosi elevate l’anice stellato ha controindicazioni importanti.

Anice stellato.

Originario dell’Asia ma molto diffuso anche in sud America. Il nome bislacco è da attribuirsi alla forma del frutto che ricorda una stella con 8 punte legnose all’interno delle quali c’è un seme marrone oleoso. Per poter essere utilizzato il frutto viene prima lasciato seccare.
Il gusto dell’anice stellato ricorda un po’ quello della liquirizia ed è molto deciso quindi basta usarne piccole quantità per insaporire pietanze e tisane.
L’anice stellato è un frutto decisamente calorico: per 100 grammi di prodotto si contano oltre 330 calorie e 16 grammi di grassi.
In compenso non contiene colesterolo e contiene molte proteine, circa 18 grammi su 100.
Ricco di ferro e calcio ha un’alta percentuale di vitamina C e di fibre.
I componenti dell’anice stellato donano proprietà capaci di scongiurare diverse tipi di infezioni: Combatte l’herpes Per essere precisi l’azione dell’anice stellato non è quella di sconfiggerlo, ma di evitare che si riproduca diventando virale.

  • Abbassa l’influenza; lo stesso principio specificato per l’herpes, è utilizzabile per sconfiggere il virus dell’influenza.
  • Antibatterico; dall’anice stellato viene estratto anche l’anetolo che ha proprietà antibatteriche e conferisce al frutto la capacità di combattere molte forme batteriche tra cui vomito e diarrea.
  • Antinfiammatorio; grazie sempre all’anetolo l’anice stellato è un potente antinfiammatorio.
  • Diuretico; questa spezia è un forte diuretico quindi viene sconsigliato l’uso in caso di problemi renali.
  • Aiuta l’apparato digerente; l’anice stellato ha proprietà capaci di alleviare il dolore addominale. Si consiglia di mescolare una goccia di olio essenziale di anice con un cucchiaio di miele per favorire la digestione e il meteorismo. 
  • Alleato contro la tosse; aggiungendo una goccia di anice stellato a un normale sciroppo per la tosse si accentua la capacità espettorante e aiuta l’eliminazione del muco.
  • Favorisce l’allattamento; l’anice stellato favorisce la produzione di latte grazie alla presenza di diantheole e photoantheole.

Crocchette di patate, prosciutto e mozzarella della nonna Lina

La patata (Solanum tuberosum  L.) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanaceae (Dicotiledoni), originaria del Perù, della Bolivia, del Messico e del Cile e portata in Europa dagli spagnoli nel XVI secolo intorno al 1570. Non si conoscono varietà spontanee né si sa da quale specie originaria di Solanum si sia originata la patata edule.
La presenza della patata coltivata nelle zone più elevate della regione delle Ande risale al II millenio a.C., dove la patata veniva essiccata e costituiva una risorsa di scorta.

Le patate.

La essiccazione naturale, preceduta da esposizione ai geli notturni e seguita da prolungati lavaggi e sbiancature, è un complesso procedimento che permetteva tra l'altro l'estrazione di sostanze tossiche, presenti in abbondanza nelle varietà che erano coltivate: tale procedimento è possibile solo con le varietà originarie (strettamente brevidiurne e che quindi maturano in tardo autunno), e nell'ambiente fortemente soleggiato e con valori di umidità atmosferica estremamente bassi, condizione peculiare ed unica degli altopiani andini da 3200 a 4800 m di quota.
La probabile ibridazione con specie cilene, non legate al ciclo brevidiurno, (che quindi maturano nella prima estate) ed inoltre a ciclo breve (da 40 a 80 giorni dalla semina, contro gli otto mesi della patata degli altopiani) permise di ottenere la patata a tutti nota, che si è diffusa in buona parte del mondo.
Contrariamente a quanto accaduto ad altre colture di larga diffusione provenienti dal Nuovo Mondo e in seguito diffuse, con tempi e modi diversi, per tutto il globo, (quali ad esempio il pomodoro o il mais), la patata raggiunse un certo successo solo in America del Nord ed in Europa, per contro non fu accolta in Cina, Giappone, e in tutta l'area islamica.
Anche in Europa la diffusione della coltivazione fu lenta, influenzata da una diffidenza nei confronti di ciò che "cresce sottoterra" fino ad arrivare ad affermare che il consumo diffondesse la lebbra e ad asserire, nell'Encyclopédie del 1765, che si tratta di "cibo flatulento". Ci furono poi casi di intossicazione causati dall'esposizione prolungata dei tuberi alla luce (come è noto l'esposizione alla luce dei tuberi fa sviluppare la solanina, tossica), tali fatti enfatizzati nei racconti popolari ebbero un effetto dissuasivo al consumo: la decisione poi di costringere i galeotti o i soldati ad alimentarsi di patate, perché a disposizione a buon prezzo, non fu un buon viatico a considerare le patate un cibo di qualità.
Gli spagnoli la conobbero fin dai primi decenni (1539) del XVI secolo in Perù ma la pianta non risvegliò particolari interessi nella penisola iberica, maggiore interesse incontrò in Italiai dove le patate vennero chiamate "tartuffoli".
Nel 1600 l'agronomo francese Olivier de Serres, nella sua opera Théâtre d'agriculture et Ménage des champs, ne descrive in maniera dettagliata la coltivazione e nell'opera Rariorum plantarum historia di Charles de l'Écluse del 1601 ne viene data una dettagliata descrizione botanica: a quest'ultimo, che fu per lungo tempo botanico di corte dell'imperatore Massimiliano II, si deve l'introduzione della patata (e di altre piante esotiche) in Austria.

Patate

La tradizione vuole che l'introduzione della patata in Inghilterra (1588) sia merito di Walter Raleigh, la coltivazione si diffuse però soprattutto nella vicina Irlanda.
Per contro l'Inghilterra ne diffuse soprattutto le pratiche di coltivazione all'estero: nel suo libro La ricchezza delle nazioni Adam Smith deplorava che i suoi compatrioti non apprezzassero un prodotto che aveva, apparentemente, dimostrato il suo valore nutrizionale nella vicina Irlanda.
La diffusione del tubero fu quindi poco uniforme: in Francia, ad esempio, coinvolse inizialmente poche aree del Delfinato e dell'Alsazia (1666) e in seguito della Lorena (1680) dove nel 1787 viene descritta come cibo principale degli abitanti della campagna.
Più incisiva fu la penetrazione in aree come la Svezia, la Svizzera e soprattutto la Germania. L'agronomo francese Antoine Parmentier, rientrato in Francia nel 1771 in seguito ad un periodo di prigionia trascorso in Prussia dopo laGuerra dei sette anni, prese parte ad un concorso indetto dall'Accademia di Bresaçon sulla ricerca di possibili sostituti del pane, e redasse un articolo sul valore nutrizionale della patata. Sempre nel '700 anche l'economista Antonio Zanon condusse una battaglia per l'introduzione della patata nell'agricoltura della pianura friulana.
La parola italiana patata deriva dall'omonimo termine spagnolo, preso direttamente dalla sua forma indiana in lingua nahuatl potatl, attraverso però l'uso altrettanto diffuso di termini come «papa» (che in lingua quechua indica appunto Solanum tuberosum) e «batatas» per Ipomoea batatas, nome originario dell'isola Hispaniola.

giovedì 10 settembre 2015

Riso freddo al gusto di mare.

I moscardini (o polpi muschiati) sono prodotti della pesca simili al polpo; non a caso vengono anche chiamati "polpi di sabbia".
I moscardini appartengono al Phylum dei Molluschi, Classe Cefalopodi, Ordine Octopodi, Famiglia Octopodidae, Genere Eledone, Specie moschata; pertanto, la nomenclatura binomiale dei moscardini è Eledone moschata.

Moscardini.

Dal punto di vista morfologico, i moscardini si differenziano dal polpo in merito a: dimensioni più contenute (mediamente intorno ai 20 cm, ma non sono rari esemplari che raggiungono i 70 cm), testa dalla conformazione peculiare (ovale), occhi più sporgenti, tentacoli provvisti di una sola fila di ventose e più lunghi (il terzo tentacolo destro degli esemplari maschili è più corto e funge da organo riproduttivo).
I moscardini sono color grigio-bruno con macchie nere; hanno una minor capacità di mimetismo rispetto al polpo e risultano quindi più facili da avvistare. Gli esemplari più grossi si trovano nei pressi del Mar Egeo mentre la maggior densità di popolazione è localizzata nell'Adriatico settentrionale.

mercoledì 9 settembre 2015

Torta di mele della nonna Lina.

La torta di mele era una tipica ricetta di origine anglosassone, essa però venne resa famosa con la colonizzazione degli inglesi dei territori americani; infatti la mancanza dei frigoriferi per la conservazione dei cibi, spingeva la gente a cuocere la frutta per allungarne la conservazione e variarne il consumo, da qui nacque la torta di mele che con il tempo divenne un icona nazionale tanto da meritarsi il nome di “American Pie”.
Dolce molto diffuso anche in Italia che vanta una tradizione di coltivazione delle mele molto antica; possiamo dire che ogni famiglia possiede una ricetta propria di questo tipo di dolce e, la nostra famiglia, non fa eccezione.
Questa è la ricetta che da sempre mia madre (la nonna Lina) faceva tutte le volte che c'era qualche cosa/qualcuno da festeggiare o quando ci sia da far visita a figli, nipoti o parenti.
La ricetta è rimasta pressoché identica negli anni salvo una riduzione di 50 g di zucchero (da 200 g a 150 g) e, per via della maggior attenzione al problema “colesterolo”, una riduzione del burro (da 200 g a 100 g) sostituendolo con olio di semi di mais.
Oggi la propongo con qualche leggera modifica sperando che la “nonna Lina” non me ne voglia: ti voglio bene mamma!!


Ingredienti (per uno stampo con diametro 24 cm.). 
250 g di farina tipo “00”;
200 g di zucchero semolato;
100 g di burro;
100 g di olio di semi di mais;
3 uova (tuorlo + albume montato a neve);
3-4 mele Golden (oppure Fuji o Royal Gala) di media grandezza;
1 bustina di lievito per dolci;
1 cucchiaino raso di cannella in polvere;
1 bustina di vanillina;
Zucchero a velo per guarnire (opzionale);
1 pizzico di sale fino;

1 – Preparazione.
Mia madre, a parte gli albumi montati a neve, prepara tutto utilizzando una ciotola e un cucchiaio di legno; io preferisco utilizzare uno sbattitore elettrico che, oltre ad essere decisamente più pratico, permette di ottenere un impasto molto liscio ed omogeneo.
Aggiungere nella ciotola dello sbattitore la farina, lo zucchero semolato, i tuorli d’uovo, un pizzico di sale, la cannella, la vanillina, il lievito ed il burro fuso e l'olio di semi di mais.
Trasferire l’impasto in una ciotola capiente e aggiungere gli albumi montati a neve non troppo soda, avendo l’accortezza di mescolare il tutto dal basso verso l’alto per non smontare gli albumi.
Incorporare, nell’impasto, 2 mele tagliate a cubetti e amalgamare molto bene.
Versare l’impasto in una teglia (con cerniera da 24 cm di diametro), imburrata e infarinata; distribuire l’impasto in modo uniforme nella teglia.
Coprire l’intera superficie dell’impasto con le fettine di mela disponendole a raggiera.

2 – Cottura.
Mettere in forno preriscaldato a 180-190 °C per 45-50 min. o, comunque, sino a che la torta acquisti un bel colore dorato (vale sempre il metodo dello stecchino di legno introdotto nell’impasto, se si estrae asciutto, la torta è pronta).

3 - Presentazione.
Quando la torta sarà completamente fredda, toglierla dalla teglia e porla su di un piatto da portata.
Volendo, potete spolverare con un leggero strato di  zucchero a velo.
Per rendere la torta ancora più “golosa”, si può aggiungere delle scaglie di cioccolato fondente.


sabato 5 settembre 2015

Grazie, grazie, GRAZIE !!

A febbraio, dopo due anni e mezzo dalla nascita del Blog “Un pensionato in cucina”, avendo raggiunto le oltre 80.000 visualizzazioni, ringraziavo tutti coloro che, per caso o con intenzione, avevano visitato il Blog.
Sono trascorsi otto mesi e le visualizzazioni del Blog hanno ampiamente superato il numero di 100.000 (per la precisione 103.642).



Questo vuol dire che ci sono state quasi 3.000 visualizzazioni al mese! Un risultato che va decisamente oltre a quanto potessi immaginare quando tre anni fa, quasi per gioco, iniziò questa fantastica esperienza.
In questi mesi ho lavorato molto sempre e comunque con lo stesso spirito che ha permesso la nascita del Blog: “Condividere la grande passione per la cucina e……non solo”.
Concludo riportando le stesse parole scritte a Febbraio: “voglio sinceramente ringraziare tutti coloro che, intenzionalmente o anche casualmente, ha visitato questo Blog, magari trovando, ciò che cercavano.
Spero e mi auguro che i molti amici, sin qui trovati, continuino a seguirmi anche in futuro ………. anche su facebook!

Grazie, grazie, e ancora GRAZIE !!