giovedì 23 marzo 2017

Dolcetti di pasta di mandorle.

La mandorla è il seme del mandorlo, una pianta appartenente alla stessa famiglia del pesco: è alta circa dieci metri ed i suoi semi, le mandorle appunto, sono racchiusi in un guscio legnoso a sua volta contenuto in un nocciolo.

Mandorle.

Generalmente le mandorle vengono consumate secche durante tutto l'anno e si trovano fresche solamente in prmavera.
Fino all'inizio del secolo scorso Agrigento rappresentava il primo produttore al mondo di mandorle e nella sua provincia ne venivano coltivate più di 700 specie; purtroppo ad oggi le cose sono cambiate e sono drasticamente diminuite le zone di coltivazione e anche numerose varietà di mandorle sono andate scomparendo.

Mandorle.

Le mandorle sono un alimento molto ricco di proteine, digeribile e molto energetico; nella sua composizione troviamo vitamine del gruppo B, vitamina E, grassi insaturi, magnesio, ferro, potassio, rame e fosforo.
Nelle mandorle è presente anche una piccola quantità di laetrile, considerata una sostanza antitumorale.  Il 55% per cento della mandorla è costituito da grassi, il 20% da zuccheri, e il restante 25% da proteine.
Alle mandorle, oltre alle proprietà altamente energetiche, vengono attribuite proprietà lassative; fin dai tempi più antichi il latte di mandorle era considerato un ottimo rimedio rinfrescante dell'intestino e della vescica. Le mandorle sono indicate in caso di denutrizione, oltre che altamente nutritivo sono anche un alimento molto equilibrato, e il loro utilizzo viene consigliato in determinati momenti in cui l'organismo ha particolarmente bisogno di energia: gravidanze, convalescenze, attività sportiva, superlavoro fisico ed intellettuale.

martedì 21 marzo 2017

Straccetti di vitellone alla pizzaiola con purè di patate.

Tutte le ricette, o quasi, prevedono “ingredienti per 4 persone”; spesso però, volendo provare una nuova ricetta, mi trovo a cucinare solo per me; poco male, i cosiddetti “avanzi” vengono buoni per il giorno dopo o, opportunamente conservati, utilizzati in altro momento.
È il caso di questo secondo piatto; infatti, qualche giorno addietro, avevo avanzato del sugo alla pizzaiola fatto per condire i miei fusilli alla pizzaiola.
Ho preso spunto da una preparazione dello chef Fabio Campoli (vista in TV) che mi permetteva di “riciclare” il mio sugo alla pizzaiola: è così ho fatto!
Nella ricetta, descritta di seguito, ho voluto però preparare tutto partendo da "zero".

Straccetti di vitellone alla pizzaiola con purè di patate.

Ingredienti (per 4 persone).
Per gli straccetti. 
400 g di girello di vitellone a fettine sottili;
400 g di polpa di pomodoro;
80 g di olive taggiasche denocciolate;
1 cucchiaio di capperi dissalati;
2 acciughe dissalate (o 4 filetti sott’olio);
2 spicchi d’aglio;
1 scalogno;
½ cucchiaio di origano secco (quando disponibile usate quello fresco);
Qualche rametto di prezzemolo fresco (opzionale);
4-5 cucchiai di olio EVO;
1 peperoncino (se possibile fresco);
Sale e pepe nero grattugiato fresco q.b.
Per il purè. 
600 g di patate a pasta bianca (sono più farinose);
150 ml latte intero (*);
30 g di burro morbido;
2-3 cucchiai di formaggio grana grattugiato (o secondo il vostro gusto);
un pizzico di sale (se necessario);
un pizzico di noce moscata;
una spolverata di pepe nero macinato fresco.

1 – Preparazione. 
In una ciotolina, mettete l’origano secco, aggiungete 2-3 cucchiai d’acqua, mescolate e lasciate reidratare per 10-15 minuti; in questo modo, durante la cottura, verranno estratti meglio tutti i principi attivi.
Nel periodo di disponibilità di prodotto fresco (normalmente tra maggio e settembre), consiglio di utilizzare le foglioline di rametti freschi; la preparazione risulterà decisamente migliore.
Dissalate i capperi sciacquandoli ripetutamente con acqua tiepida; metteteli in una ciotolina colma d’acqua e lasciateli da parte sino al loro impiego.
Dissalate accuratamente, con acqua corrente, le acciughe; pulitele privandole della lisca centrale, della coda, delle pinne dorsali e laterali.
Tritatele finemente e mettetele da parte.
Scolate le olive dall’olio di conservazione; prelevatene una metà e tagliatele a rondelle; la restante parte, unitele all’origano strizzato, ai capperi (anch’essi strizzati) e realizzate a coltello un trito fine.
Tritate finemente lo scalogno e gli spicchi d’aglio (privati, se presente, dell’anima centrale).
Togliete dal frigorifero il burro, tagliatelo a cubetti e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente.
Prepariamo gli straccetti. 
La preparazione degli straccetti, di per sé semplice, può presentare qualche “problemino” quando dobbiamo predisporre porzioni per più persone. Il bravo Fabio Campoli (Il Circolo dei Buongustai) propone un tecnica a parer mio “geniale”; infatti, si possono preparate tutte le porzioni necessarie (ma anche in numero maggiore) in anticipo e conservare, in frigorifero o in congelatore, sino al momento del loro utilizzo.
Sequenza-1.
Tagliate dei dischi di carta da forno della dimensione della vostra padella (1). Sopra un disco, distribuite le fettine di carne e battetele leggermente (2). Sovrapponete un secondo disco di carta e battete ancora leggermente (3). Preparate, allo stesso modo, tutte le porzioni che vi servono o anche in numero maggiore (4); avvolgete in pellicola e conservate in frigorifero (o in congelatore per le porzioni in eccesso) sino al momemnto del loro impiego.

2 – Cottura.
Prepariamo il sugo alla pizzaiola. 
Fate scaldare l’olio EVO in padella; aggiungete le acciughe tritate e, mescolando di continuo a fuoco medio, fate rosolare sino a quando saranno quasi completamente disciolte.
Unite il trito di scalogno e aglio e fate insaporire per 2-3 minuti; unite anche il peperoncino (intero o tritato).
Aggiungete ora la polpa di pomodoro e, a fuoco medio, fate cucinare per 10-15 minuti o sino a quando la preparazione si sarà un poco asciugata.
A questo punto, unite il trito di origano, capperi, olive (comprese quelle a rondelle) al sugo e fate insaporire per 2-3 minuti; aggiustate di sale se necessario; tenete al caldo sino al momento di servire.
Prepariamo il purè di patate. 
Per quanto riguarda la cottura delle patate da utilizzare per fare il purè, potete scegliere tra due metodi: 
  • lessarle in acqua (metodo classico); 
  • cottura al microonde.
Cottura in acqua.
In un’ampia casseruola, mettete le patate in un unico strato e coprite con acqua fredda; cercate di utilizzare patate che abbiano, più o meno, la stessa misura per avere una cottura uniforme.
Aggiungete abbondante sale grosso (1-2 cucchiai), portate a bollore a fiamma viva per giungere al bollore nel più breve tempo possibile. 
Il tempo di cottura delle patate lesse deve essere calcolato dal primo bollore dell’acqua e può variare dai 20-40 minuti; bisogna considerare la grandezza delle patate, in quanto delle patate più piccole avranno un tempo di cottura inferiore rispetto a delle patate più grosse. 
Dopo i primi 20 minuti di cottura, infilzare una delle patate al centro con uno stecchino di legno, in questo modo si può determinare il grado di cottura delle patate e la relativa morbidezza.
Terminata la cottura, scolate le patate e, ancora ben calde, passatele direttamente con tutta la buccia nello schiacciapatate.
La buccia rimarrà da sola nello strumento da cucina e farà fuoriuscire solo la polpa.
Raccogliete il passato di patate in una padella a bordi alti che manterrete al caldo; per esempio a bagnomaria.
Nel frattempo portate a bollore il latte nel quale avrete aggiunto, a seconda dei vostri gusti, i vari aromi: nel mio caso pepe e noce moscata.
Assaggiate la sapidità delle patate schiacciate e, se necessario, aggiungete del sale al latte che state portando a bollore.
Aggiungete ora alle patate il burro a cubetti, il formaggio grattugiato e mescolate bene (e con energia) sino a quando il burro e il formaggio saranno completamente amalgamati alla massa. Non esagerate nel mescolare, altrimenti il vostro purè perderà la cremosità diventando “colloso”.
A questo punto, unite il latte bollente e amalgamate il tutto; come già detto, non eccedete nel mescolare.
Coprite con una pellicola a “contatto” e mantenete al caldo sino al momento dell’uso. Non volendo usare la pellicola a contatto, aggiungete qualche cucchiaio di latte sulla superficie del purè, coprite con coperchio e mantenete al caldo. Al momento dell’uso, basterà dare una breve mescolata e servire.
Cottura al microonde. 
La cottura delle patate al microonde permette, a mio parere, un risparmio di tempo (dai 5 ai 15 minuti in funzione della quantità e dimensione dei tuberi) e l’ottenere un purè più asciutto.
Dopo aver lavato accuratamente le patate, con uno stecchino (o i rebbi di una forchetta), praticate dei fori tutt’attorno alle patate e poi avvolgete ogni singola patata con un tovagliolo di carta formando un pacchettino.
Distribuite le patate “impacchettate” direttamente sul piatto girevole del vostro microonde e avviate impostando ad una potenza di 700-800 W; le patate di piccole dimensioni si lessano in 6-8 minuti, quelle medie richiedono di 10-12 minuti e quelle grandi impiegano 18 minuti al massimo. All'incirca a metà cottura è bene girare le patate, in questo modo viene favorita la cottura di entrambi i lati.
A cottura completata, eliminate i tovaglioli (fate attenzione poiché le patate saranno bollenti), passatele direttamente nello schiacciapatate e proseguite allo stesso modo descritto in precedenza per la cottura in acqua.
Prepariamo gli straccetti. 
Prendete una porzione di straccetti (direttamente dal frigorifero), togliete il primo foglio di carta e salate leggermente (5).
Aggiungete un poco d’olio EVO (6) e con la mano distribuitelo uniformemente su tutta la carne (7).
Sequenza-2.
Nel frattempo, fate “arroventare” una padella antiaderente (8).
Adagiate la porzione nella padella ben calda e fate cuocere per 20 secondi (9).
Togliete il secondo foglio di carta e, mescolando sempre, fate cuocere per altri 10 secondi (10).
Sequenza-3.
 3 - Presentazione. 
Servite in piatti caldi cospargendo, sopra la carne, il sugo alla pizzaiola (caldo) e delle quenelle di purè di patate (caldo).
In questo video ho riassunto brevemente la procedura di preparazione di questi straccetti.
 
Sicuramente voi tutti sapete come fare una quenelle; nel caso in cui ci fosse qualcuno con qualche dubbio, mi sono permesso di inserire un brevissimo video esplicativo.


(*) La quantità di latte è indicativa, dipende dalla cosistenza finale che si vuole ottenere del purè; regolatevi secondo il vostro gusto.


 

sabato 18 marzo 2017

Formaggio fai da te (4) – Ricotta al latte.

La ricotta (dal latino recocta) è un prodotto caseario, più precisamente un latticino.

Ricotta fresca.

La ricotta era nota sin dalla notte dei tempi: antichi testi degli Egizi e dei Sumeri già ne parlavano, Catone ha scritto di come i contadini romani ottenessero la ricotta dal latte di pecora e secondo la tradizione fu San Francesco a insegnare come fare la ricotta ai popoli laziali.
Nel 1477 Pantaleone da Confienza nel Summa Lacticinarum riportò le esatte metodiche di produzione della ricotta. Per molti secoli la ricotta è stata considerata un alimento da poveri per il suo basso contenuto calorico: oggi se ne stanno rivalutando profondamente le sue proprietà.
La ricotta, pur essendo un prodotto caseario, non si può definire formaggio ma va classificata semplicemente come latticino: non viene ottenuta infatti attraverso la coagulazione della caseina, ma dalle proteine del siero di latte, cioè della parte liquida del latte che si separa dalla cagliata durante la caseificazione.

Ricotta.

Il processo di coagulazione delle sieroproteine avviene ad un'alta temperatura (80-90 °C): il siero viene quindi letteralmente ri-cotto. Le proteine interessate sono in particolare albumina e globulina.
La tecnologia più antica consisteva solamente nel riscaldare il siero aspettandone la denaturazione e conseguente affioramento della ricotta in superficie. Nei secoli si sono via via sviluppate tecnologie che, sfruttando la reazione di saturazione salina, ottenevano un migliore recupero ed una più alta qualità. Tali tecnologie sono quelle riconducibili all'impiego di acque sorgive e/o marine ieri, ed oggi sali per ricotta. Spesso vengono anche aggiunte soluzioni acide (di acido citrico, tartarico o cloridrico) per catalizzare la coagulazione.

Nociata........la pasta.

La nociata è un dolce tipico di alcune regione italiane, come nociata è conosciuto in Umbria, in Abruzzo viene chiamato copeta, in Sicilia nuciata c'addauru, ma il prodotto è sempre lo stesso.
Si tratta di un croccante di noci e miele. In alcune regioni italiane si aggiunge la scorza d'arancia e l'albume che lo rende simile ad un torrone.
Per la prima volta si trova traccia della nociata intorno al 1300 a Roma nelle ricette di Purim.
Viene preparato soprattutto nel periodo natalizio ma si gusta tutto l'inverno.
Per tradizione viene fatto riposare qualche giorno avvolto tra foglie di alloro che trasmettono alla nociata un profumo indimenticabile.
La lavorazione è lunga e le materie prime sono semplici, noci e miele, ma devono essere di ottima qualità per garantire al prodotto finito di essere ottimo.
Quella che invece voglio proporre oggi è “La nociata” come piatto di pasta; una ricetta di rapida e semplice esecuzione a base di noci e cannella.

Ingredienti (per 4 persone).
320 g di pasta di semola di grano duro (quella di vostro gusto);
150 g di gherigli di noce;
20 g di zucchero semolato;
3-4 cucchiai di olio EVO;
Buccia di 1 limone non trattato;
1 cucchiaio di pecorino Romano grattugiato (mia persona aggiunta);
1 cucchiaino di cannella in polvere;
Sale q.b.
Abbondante pepe nero macinato fresco.

Nociata........la pasta.

1 – Preparazione.
Tritate fine mente a coltello i gherigli di noce.
Lavate accuratamente un limone (non trattato) e grattugiatene la parte gialla della scorza.
In una ciotolina mescolate tra loro lo zucchero, la cannella, il formaggio grattugiato e la scorza di limone.
Mettete, in una terrina, le noci, il mix di zucchero, cannella, formaggio, limone e amalgamate il tutto.

2 – Cottura.
Portate a bollore abbondante acqua salata.
Lessate la pasta, scolatela al dente e aggiungetela nella terrina con tutti gli altri ingredienti.
Aggiungete l’olio EVO e mescolate accuratamente; aggiungete ora un’abbondante macinata di pepe nero (macinato fresco) e continuate a mescolate in modo da condirla in modo uniforme.

3 - Presentazione.
Servite la nociata calda o tiepida.
La nociata è una preparazione tipica del periodo natalizio, che in genere si serve tiepida e che può essere realizzata con diversi tipi di pasta (conchiglie, rigatoni o anche spaghetti).
Personalmente ritengo che è buona tutto l’anno!

Riepilogo costi-Kcal.

Muffin alla banana e cioccolato.

Il banano (Musa L.) è una pianta della famiglia delle Musaceae.
Il termine banana è applicato al frutto della pianta, che si sviluppa (nella specie e nelle varietà commestibili) in una serie di grappoli. Le banane pesano tipicamente 125-200 g, benché questo peso vari parecchio fra le differenti cultivar. Il frutto è commestibile per circa l'80%, il restante 20% è buccia; può essere consumato crudo o cotto.

Casco di banane.

Il sapore e la struttura di molti tipi di banane sono influenzati dalla temperatura a cui maturano, e dal grado di maturazione: i frutti fatti maturare per più tempo e a temperature maggiori avranno minore consistenza e saranno più dolci rispetto a quelli più acerbi e cresciuti in ambiente più rigido o ventilato, che saranno quindi più turgidi e meno saporiti. Il colore della polpa evolve dal verde verso il giallo e, in avanzato stato di maturazione, tende a manifestare chiazze marroni corrispondenti ad accumuli di zuccheri. Il livello di maturazione è visibile anche dal colore della buccia: tendente al verde nelle banane acerbe, al giallo scuro con piccole chiazze marroni in quelle molto mature, al giallo acceso nelle altre (quelle di maggior diffusione in ambito commerciale).
Le banane maturano generalmente nella stagione primaverile/estiva del luogo in cui si trovano (l'emisfero meridionale). È nota la tendenza di questo frutto a maturare anche dopo essere stato colto dalla pianta: questo processo è dovuto all'emissione di etilene da parte della banana stessa e caratterizza in generale tutti i cosiddetti frutti climaterici (anche se nel caso della banana il fenomeno è particolarmente marcato).
Il fenomeno è accelerato dalle temperature elevate, che influiscono sulla maggiore produzione di etilene, dalla ridotta ventilazione e dalla presenza di altri frutti climaterici, quali mele, pomodori o altre banane, nelle vicinanze.
In alcuni processi industriali, le banane vengono messe in ambiente non ventilato e a contatto con etilene prodotto artificialmente proprio per velocizzare la maturazione e ottenere così frutti più dolci in minor tempo.
La diffusione del banano avvenne nell'Asia sud-orientale in epoca preistorica. Ancora oggi si trovano molte specie di banane selvatiche in Nuova Guinea, Malesia, Indonesia e Filippine.
Recenti prove archeologiche e paleoambientali nelle paludi del Kuk, nella Western Highlands Province della Papua Nuova Guinea suggeriscono che la coltivazione della banana risalga almeno al 5000 a.C. e forse anche all'8000 a.C. Ciò farebbe degli altopiani della Nuova Guinea il luogo in cui il banano fu domesticato.

Piantagione di banane.

È probabile che altre specie di banani selvatici siano stati domesticati successivamente in altre zone dell'Asia sud-orientale.
La banana è menzionata per la prima volta nella storia scritta in testi buddhisti del 600 a.C. Alessandro Magno scoprì il sapore della banana nelle valli dell'India nel 327 a.C. L'esistenza di una coltivazione organizzata di banane è stata riscontrata in Cina almeno dal 200 d.C. Nel 650, i conquistatori islamici portarono la banana fino alla Palestina. I mercanti arabi diffusero successivamente le banane in quasi tutta l'Africa.
Nel 1502, i coloni portoghesi iniziarono le prime piantagioni di banane nei Caraibi e in America Centrale.
Oltre ai frutti, nella cucina del Bengala e del Kerala (in India) si usano i fiori del banano, crudi o cotti. Negli stessi paesi e anche in Birmania si usa pure il cuore tenero del tronco del banano.

martedì 14 marzo 2017

Strudel di pesce.

La pasta brisé o pasta brisèe è una delle paste base della cucina classica francese. Ha un gusto neutro, tuttavia è possibile darle un gusto dolce aggiungendo zucchero o darle alcuni aromi specifici, ad esempio aggiungendo cacao amaro. È estremamente friabile e assume un colore giallo meno intenso della pasta frolla, dal momento che non contiene uova.
Si chiama brisèe, cioè spezzata, perché si impasta prima la materia grassa (burro) con la farina nella quantità sufficiente ad ottenere un impasto di pezzettini staccati l'uno dall'altro; poi si aggiunge la quantità di acqua ben fredda (a cucchiaiate, una alla volta) necessaria per ottenere una pasta omogenea; nella pasta brisèe si mette sempre il sale ed è tradizionalmente una pasta per torte salate (la pasta per le torte dolci è sempre stata la pasta frolla che, in origine, era anch'essa una pasta neutra).
Per donare un colore dorato alla pasta bisogna spalmarne la superficie con del tuorlo d'uovo sbattuto prima di farla cuocere in forno.
La pasta brisèe si prepara in quindici minuti: è una ricetta base estremamente semplice, perfetta per prendere confidenza con tecniche classiche quale impastare e sbriciolare.
Una versione più leggera viene realizzata con olio extravergine d’oliva.
Per la realizzazione di questa ricetta ho utilizzato un rotolo di pasta brisèe già pronta acquistata, qualche tempo fa, che avevo in congelatore.

Strudel di pesce.

Ingredienti (per 6 persone).
1 rotolo di pasta brisèe pronta rettangolare;
1 Kg di polpo fresco (o anche surgelato);
4 cucchiai di olio EVO;
2 Carciofi medi (o 4 cuori di carciofo surgelati);
150 g di olive taggiasche denocciolate;
300 g di pomodorini ciliegino;
2 Cucchiai di aceto di vino bianco (circa 30 g);
1 Spicchio d’aglio;
1 Scalogno piccolo;
1 Uovo;
Peperoncino;
Sale q.b.

1 – Preparazione.
Tagliare a rondelle le olive.
Lavate i pomodorini ed eliminate il picciolo; praticate un’incisione a croce su ogni pomodoro e tuffateli in un padellino con dell’acqua che bolle; fate riprendere il bollore e lasciateli scottare per 2 min.
Scolateli e immergeteli in una bacinella con dell’acqua fredda (questa procedura favorirà una più rapida eliminazione della buccia).
Eliminate, dai pomodori, la buccia, i semi, l’acqua di vegetazione e tagliateli a cubetti non troppo piccoli.
Tritare finemente l’aglio e lo scalogno.
Pulire i carciofi eliminando le foglie più esterne, la peluria all’interno e tagliarli a striscioline.
Nel caso si utilizzassero i carciofi surgelati, farli scongelare e tagliateli a striscioline.
Nella pentola a pressione, mettere 1 dito di acqua (*), 2 cucchiai di aceto, 2 pizzichi di sale e il polpo lavato.
Mettere la pentola a pressione sul fuoco e, dal momento del sibilo, calcolare circa 20 min. di cottura; nel caso il polpo non risultasse cotto dopo 20 min., proseguire la cottura per altri 5 min.
Terminata la cottura, aspettare che si raffreddi un poco e eliminare la pelle, gli occhi e il becco corneo.
Rimettere il polpo nella sua acqua di cottura, far raffreddate completamente e tagliarlo a pezzetti.
Lessare i carciofi precedentemente puliti per 15 minuti (i carciofi surgelati richiedono solo 5 min. di cottura).
In una padella far rosolare lo spicchio d’aglio, le olive snocciolate e il peperoncino, aggiungervi i polpi e i carciofi e far rosolare anche quest’ultimi. Dopodiché aggiungere i pomodori ciliegino, aggiustare di sale e cuocere, a fuoco medio, fino a che la farcia risulti ben asciutta.

2 – Cottura.
Stendere la pasta brisèe su una teglia rivestita di carta da forno, aggiungere la farcia, arrotolate e chiudete a fagottino le estremità del rotolo dopo aver spennellato i bordi (per sigillare) con un uovo battuto. Spennellate con l’uovo battuto, bucherellare con una forchetta la superficie dello strudel e cuocere in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti o comunque fino a completa doratura (**).

3 - Presentazione.
A cottura ultimata, togliere dal forno, lasciare raffreddare, tagliare delle fette larghe 2 dita (3-4 cm.)  e servire.


(*) Il polpo deve cuocere nella sua stessa acqua; infatti, le proteine del polpo (solo il 10%) sono in grado di inglobare il 90% del proprio peso sotto forma di acqua; se aggiungiamo altra acqua di cottura le carni del polpo non la utilizzano, al contrario perdono le proprie molecole di acqua trattenute dalle fibre muscolari.
(**) Invece di preparare uno strudel unico grande, ho preferito prepararne 2 più piccoli dividendo la pasta brisèe in due parti e suddividendo la farcia in proporzione.

Riepilogo costi-Kcal.

lunedì 13 marzo 2017

Risotto alle vongole con pancetta stufata e pecorino.

Pancetta e bacon sono salumi entrambi ideali per farcire dei panini e molto simili nell'aspetto. Qualcuno dice che siano la stessa cosa, ma è davvero così?
Nel panino con l'hamburger va messa la pancetta o il bacon? Quale tra i due è più aromatizzato? Cerchiamo di rispondere in linea generica a queste domande analizzando i due prodotti uno ad uno e osservando la differenza tra pancetta e bacon, due salumi molto usati sia nel nostro Paese che all'estero (specie nel caso del bacon).

Bacon.

Partiamo da un principio base: sono entrambi salumi tipicamente salati ricavati dalla pancia dei suini. Il bacon può essere ricavato anche dalla lonza.
Nel caso del bacon, la carne viene lavorata con zuccheri, sale e spezie di vario tipo sia in salamoia che a secco. La stagionatura dura solo qualche giorno.
Il bacon può subire un'altra stagionatura e può essere anche affumicato. Se riceve un'affumicatura a caldo lo si consuma così com'è perché in pratica già cotto, altrimenti viene cotto e successivamente mangiato. La colazione tipica britannica vede il bacon con le uova.
In America esistono altre varianti di bacon che lo vedono speziato anche con zucchero di canna, melassa o miele.

lunedì 6 marzo 2017

Pollo alla cacciatora.

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è un arbusto appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Rosmarino.

Originario dell'Europa, Asia e Africa, è ora spontaneo nell'area mediterranea nelle zone litoranee, garighe, macchia mediterranea, dirupi sassosi e assolati dell'entroterra, dal livello del mare fino alla zona collinare, ma si è acclimatato anche nella zona dei laghi prealpini e nella Pianura Padana nei luoghi sassosi e collinari. È noto in Italia anche col nome volgare di Ramerino o Ramerrino; il nome del genere deriva dalle parole latine ros (rugiada) e maris (del mare).
Pianta arbustiva che raggiunge altezze di 50–300 cm, con radici profonde, fibrose e resistenti, ancoranti; ha fusti legnosi di colore marrone chiaro, prostrati ascendenti o eretti, molto ramificati, i giovani rami pelosi di colore grigio-verde sono a sezione quadrangolare.
Le foglie, persistenti e coriacee, sono lunghe 2–3 cm e larghe 1–3 mm, sessili, opposte, lineari-lanceolate addensate numerosissime sui rametti; di colore verde cupo lucente sulla pagina superiore e biancastre su quella inferiore per la presenza di peluria bianca; hanno i margini leggermente revoluti; ricche di ghiandole oleifere.

Rosmarino.

I fiori ermafroditi sono sessili e piccoli, riuniti in brevi grappoli all'ascella di foglie fiorifere sovrapposte, formanti lunghi spicastri allungati, bratteati e fogliosi, con fioritura da marzo ad ottobre, nelle posizioni più riparate ad intermittenza tutto l'anno.
Il rosmarino è una delle erbe aromatiche più antiche, tanto i Greci e gli Egizi ne conoscevano già le proprietà; oggi è presente un po' dappertutto e non vi è casa di campagna o orto che non ne possegga un cespuglio.
Il periodo ideale di raccolta del rosmarino è la primavera. 
Le foglie di rosmarino contengono un olio essenziale molto pregiato; le sue proprietà principali sono da riferirsi ad alcuni composti tra cui annoveriamo: il pinene, il borneolo, la canfora e il cineolo.