La mozzarella è un latticino a base di formaggio fresco a pasta
filata italiano, originario della Campania.
Tradizionalmente viene
preparato con latte bufalino. In seguito poi, è stato usato anche quello di
mucca per la variante vaccina chiamata originariamente fior di latte,
definizione tuttora usata in alternativa a mozzarella di latte vaccino, che
specifica la qualità vaccina per obbligo di legge.
Le origini della mozzarella
si perdono nel tempo e gli autori non sono d'accordo sull'epoca in cui fu
inventato questo latticino; certamente esso ha una storia ultra millenaria e, a
causa della necessità di consumarla freschissima, la mozzarella, sino l'avvento
delle ferrovie, era prodotta in piccole quantità ed era consumata
esclusivamente nei pressi dei luoghi di produzione.
Secondo alcuni il consumo
della mozzarella risale al tempo della colonizzazione greca e all'introduzione
del bufalo negli allevamenti delle colonie greche italiane. Secondo questi
autori, i Greci, già in epoca classica (IV e V secolo a.C.), usavano la
mozzarella per rifocillarsi durante le rappresentazioni teatrali. Altri storici
fanno risalire l'origine della mozzarella al VI secolo d.C., attribuendola ai
Longobardi.
Le prime testimonianze
storiche scritte riguardanti la produzione di mozzarella si hanno infatti in un
documento longobardo, anche se più tardo, dell'XI secolo, che attesta che la
principessa Aloara distribuiva una mozza ai monaci di un'abbazia situata alle
porte di Aversa. Alcuni sostengono che la mozzarella sia stata inventata invece
dai Normanni intorno all'XI secolo, nella città di Aversa. Nel XII secolo altre
fonti ci dicono che i monaci di un'abbazia che sorge nei pressi di Capua
distribuivano una mozza (antico nome della mozzarella), in occasione
dell'annuale pellegrinaggio. Nel XV secolo nelle Marche l'uso della mozza è
molto comune, come si apprende da un documento del 1496 che la cita tra gli
alimenti normalmente presenti sulle tavole dei nobili anconitani. Un importante
documento scritto del XVI secolo (1570) testimonia l'uso della mozzarella anche
nella mensa del papa: un cuoco della corte, Bartolomeo Scappi, la cita (per la
prima volta con il termine ancor oggi usato) nell'elenco dei formaggi
comunemente serviti. Nei primi anni del Novecento oramai l'uso della mozzarella
è così diffuso che, in Italia centrale, la si produce anche direttamente nelle
latterie.
Questo latticino si può
ricavare da latte misto ossia miscelato: in questo caso, i produttori sono
tenuti a specificare le varie percentuali di latte bufalino e vaccino contenute
adeguandosi alla legge che impone di apporre sull'etichetta il solo nome
generico mozzarella, seguìto dalla lista degl'ingredienti. Altre qualità sono
quelle di solo latte pecorino e solo latte caprino: la variante pecorina è
tradizionalmente preparata in certe zone mentre quella caprina è recente. La
mozzarella deve il suo nome all'operazione di mozzatura compiuta per separare
dall'impasto i singoli pezzi durante la lavorazione artigianale, come mostra
anche la sua antica denominazione: mozza.
Le varianti sono anche definite: da tavola e da
pizza, che è riconosciuta da una norma legale. Quella da pizza deve contenere
meno acqua e grasso: 15-20% contro il 20-25% di quella da tavola. La mozzarella
è prodotta nelle tipiche forme tonde e sferoidali più o meno appiattite, in
varie pezzature, ossia dal bocconcino di 80-100 grammi alle forme da mezzo
chilo e più: certi pezzi da latte bufalino arrivano a 5 chili; altre varietà
sono a treccia e, recentemente, a rotolo: esiste anche in versione affumicata.
Di produzione esclusivamente industriale, è la pezzatura a ciliegina. La
produzione di qualità bufalina è più diffusa in Campania, nella zona
meridionale del Lazio e in provincia di Foggia: nel casertano, specie nella
Terra di Lavoro e nel salernitano, particolarmente nella Piana del Sele e
nell'Agro Nocerino Sarnese nonché nelle province di Latina, Frosinone e Roma;
nelle altre zone è più comune invece l'uso di latte vaccino.
In quasi tutta la Campania, in particolare nelle
province di Salerno e Caserta, in alcune province del Lazio meridionale e di
Foggia nonché nel comune di Venafro è prodotta la mozzarella di bufala campana,
usando esclusivamente latte bufalino di bestiame allevato in zona e un
particolare procedimento di lavorazione: questo tipo di mozzarella è tutelato
dal marchio DOP. Nel 2008 la mozzarella bufalina era lavorata in quasi tutto il
territorio italiano dove gli allevamenti di bufale sono in costante aumento.
La mozzarella bufalina è preparata in molte
nazioni, dove quasi sempre operano o hanno iniziato l'attività imprenditori o
allevatori italiani.
Tutti i produttori usano
latte di bufale locali. Importanti scienziati ritengono che Italia e Bulgaria
abbiano le migliori bufale da latte.
La mozzarella vaccina è il fior di latte: più
tipica della Campania, della Puglia, della Calabria, della Basilicata, delle
Marche, dell'Abruzzo e del Molise, in particolare del comune di Bojano, dove
viene prodotta anche nelle tipiche forme a fiaschetto, fatte pure in Puglia.
La mozzarella pecorina è
tipica di Sardegna "mozzarella pecorella", Abruzzo e Lazio, dove è
chiamata pure mozza pecora che è lavorata con aggiunta del caglio
(caseificazione) di agnello.
La mozzarella caprina è di
recente preparazione: i produttori sono ancora pochi; tra i motivi di questa
nuova produzione c'è pure l'esigenza di offrire un tipo di mozzarella a chi
soffre d'intolleranza al lattosio.
Come altri formaggi a pasta filata, la mozzarella
viene sottoposta ad un notevole riscaldamento. Estratta la cagliata, si scalda
una parte del siero a 50 °C e lo si versa sulla cagliata. Questa operazione si
ripete dopo 15 minuti alla temperatura di 60 °C, quindi si lascia riposare per
favorire l'acidificazione. La cagliata viene poi "filata", ovvero
tagliata a fette lunghe e sottili, le quali sono immesse in acqua a 90 °C.
Quindi si procede alla lavorazione a mano per ottenere le forme desiderate. Ci
vogliono 10 litri di latte per fare un chilo di mozzarella.
Nel 1996, su proposta della
regione Basilicata, la mozzarella è stata riconosciuta Specialità tradizionale
garantita (STG). È anche una produzione tipica siciliana. Come tale è stata
ufficialmente inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani
(P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
(Mipaaf).
La mozzarella confezionata offre buone
garanzie di tipo igienico; quelle da latte pastorizzato risultano ovviamente
più salubri ma anche le mozzarelle da latte crudo non implicano grossi rischi
di contaminazione, grazie anche alla filatura che richiede temperature di
medio-alta entità (comunque inferiori a quelle della pastorizzazione). L'eventuale
proliferazione microbiologica indesiderata si manifesta con ingiallimenti della
mozzarella e formazione di patine superficiali e cattivi odori.
La vendita sfusa della
mozzarella oggi non è più ammessa; inoltre, sarebbe sempre consigliabile
consumarla entro pochi giorni dalla produzione od eventualmente, solo per
quelle poste in condizioni di asepsi, fino a 2-3 settimane.
Gli additivi intenzionali
che possono essere presenti nella mozzarella sono: acido lattico, acido citrico
e glucano delta lattone, importanti per accelerare il processo di
acidificazione.
La composizione della mozzarella
è parecchio variabile; il fior di latte italiano è più ricco d'acqua (52-60%),
mentre la mozzarella statunitense o Pizza Cheese risulta maggiormente
concentrata (solo 45-52% di acqua); la mozzarella di bufala è più grassa del
fior di latte e altre piccole differenze si osservano tra le varie tipologie
reperibili in commercio.
La mozzarella è tra i
formaggi meno grassi presenti in commercio; escludendo la burrata e quella di
bufala (più grasse, quindi caloriche), le mozzarelle vaccine apportano
mediamente dalle 250 alle 290 kcal per 100 g di parte edibile.
Le proteine,
prevalentemente caseine, sono presenti in quantità variabili e paiono maggiori
nelle mozzarelle vaccine; la prevalenza degli amminoacidi è a favore di: ac.
glutammico, lisina ed acido aspartico, mentre l'amminoacido limitante è la
TREONINA. Per contro, i grassi - in prevalenza saturi - ed il lattosio
risultano superiori nella mozzarella di bufala, che è anche più ricca di
caseine rispetto a quella vaccina. Il colesterolo NON è eccessivo.
Dal punto di vista salino
si evince un contenuto in calcio e fosforo buono ma non eccelso, mentre il
sodio (pur trattandosi di un formaggio) risulta ben presente ma in quantità
moderate. Per quel che concerne le vitamine, si evincono ottime concentrazioni
di riboflavina (vit. B2) e di retinolo (vit. A).
La mozzarella rappresenta
uno dei pochi formaggi contestualizzabili nella dieta ipocalorica (purché NON
condita con olio), iposodica (quindi contro l'ipertensione) e contro
l'ipercolesterolemia, anche se le porzioni e la frequenza di consumo devono
risultare quantomeno moderate.
Questa
ricetta l'ho incontrata, per la prima volta, oltre trent'anni fa in Toscana
durante uno dei tanti viaggi di lavoro.
Mi
ero fermato, per il pranzo, in un'anonima trattoria in provincia di Pisa;
incuriosito dal nome del piatto, l'ho voluto provare e sono rimasto
positivamente colpito.
Prima
di andarmene, ho chiesto se era possibile avere qualche indicazione sulla
ricetta e, strano a dirsi, mi hanno spiegato tutta la procedura.
Sono
stati molto gentili, in considerazione del fatto che, molte altre volte, le
spiegazioni erano state volutamente generiche.
Ingredienti (per 4 persone)
350 g
di penne rigate;
150 g
di pancetta affumicata;
1
Mozzarella;
200 ml
di panna da cucina;
50 ml
di vino bianco secco;
30 g di
Parmigiano grattugiato;
30 g di
burro;
Sale
q.b.
Pepe
q.b.
1 – Preparazione.
Tagliare
a cubetti la pancetta affumicata e a fettine la mozzarella.
2 – Cottura.
In una
pentola, portare ad ebollizione l’acqua; aggiungere la pasta
e salare.
Mentre si
cuoce la pasta, in una ampia padella aggiungere il burro e la pancetta
affumicata.
Rosolare
per 2-3 min e unire il vino bianco; svaporare per 2-3 min a fiamma viva.
Aggiungere
la panna e, sempre a fiamma viva, far insaporire mescolando in continuo.
Unire le
fettine di mozzarella, continuando a mescolare sino a quando la mozzarella
sarà completamente sciolta nella panna.
Aggiungere
2-3 cucchiai di acqua di cottura della pasta e continuare a mescolare.
A questo
punto, scolare la pasta al dente; aggiungerla nella padella con la panna,
pancetta, mozzarella e amalgamare molto bene.
Saltare
la pasta per 2-3 min e unire i parmigiano; aggiungere una presa di pepe e
aggiustare di sale, se necessario.
3 – Presentazione.
Impiattare
e servire con un’altra spolverata di parmigiano, se gradito.
La proverò sicuramente
RispondiEliminaGrazie per la fiducia, è una ricetta collaudata...verdrai che ti piacerà.
EliminaGrazie a lei ho ritrovato una ricetta di un piatto che non mangiavo da quando ero bambino...scrivendo "penne al fumo" in rete mi spuntano tantissime ricette ma tutte con pomodoro e panna e non erano ovviamente come questa che cercavo io e mangiavo sempre in un ristprantino fuori roma....sabato la cucinerò per la mia ragazza
RispondiEliminaBene, sono contento.
EliminaCome detto nella descrizione, questa è una ricetta che, nonostante i suoi 30 anni di "vita", faccio spesso.
Col tempo, ho provato a sostituire il parmigiano con del pecorino romano, in parte o anche totalmente e, secondo il mio parere, il risultato è interessante..... dipende dai gusti !!
Buon appetito.