domenica 30 settembre 2012

Confettura di giuggiole.

Il giuggiolo, il cui nome scientifico è Ziziphus zizyphus, è una pianta appartenente alla famiglia delle Rhamnaceae ed è originaria della Siria. Venne introdotto in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre 4000 anni. In Italia venne importato dai Romani. Erodoto (Alicarnasso, 484 a.C. – Thurii, 425 a.C.) scrisse nelle Storie (440 a.C.-429 a.C.) che le giuggiole sono dolci come il dattero e che potevano essere usate per produrre un vino, già conosciuto da Egizi e Fenici.

Giuggiole

Le giuggiole sono estremamente dolci, tanto che Erodoto le paragonò ai datteri, e citava già allora il famoso vino che si produce da esse, arrivato fino a noi e conosciuto come brodo di giuggiole. Questo succo è infatti talmente dolce da aver dato origine al modo di dire che tutti conosciamo sciogliersi in brodo di giuggiole,  ovvero essere in una situazione di piacere e gioia, una specie di pace dei sensi!
Esistono diverse specie e quelle più diffuse nel nostro Paese sono la zizyphus sativa e la zizyphus jujuba.
Il giuggiolo è una pianta alta fra i 5 e i 12 metri e presenta rami irregolari e spinosi. I suoi frutti assomigliano a prima vista alle olive e sono di colore bruno. Essi a maturità  presentano una polpa soda e compatta, di colore verde chiaro, e ricordano le mele. La dolcezza del loro sapore aumenta con la maturazione. Le giuggiole si raccolgono da settembre a ottobre. 
Purtroppo è ben difficile procurarsi le giuggiole perché vengono coltivate in ambito familiare e comunque in zone molto ristrette. Il paese in cui questi magnifici alberi sono ancora presenti in abbondanza è Arquà Petrarca, borgo medievale sito in provincia di Padova, nei Colli Euganei e noto perché scelto dal poeta Francesco Petrarca come luogo in cui trascorrere gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte avvenuta nel 1374. 
La zizifina, un composto che si trova nelle foglie del giuggiolo, sopprime nell'uomo la percezione del sapore dolce.
Se colto quando non ancora maturo (ossia quando presenta un colore verde uniforme), il frutto del giuggiolo, la giuggiola, ha un sapore simile a quello di una mela. Con il procedere della maturazione tuttavia, il colore si scurisce, la superficie si fa rugosa e il sapore diviene via via più dolce, fino ad assomigliare a quello di un dattero. Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall'albero, sia quando sono leggermente raggrinzite. C'è un solo nocciolo all'interno del frutto, simile a quello di un'oliva, che nella cucina persiana è noto come annab.
La giuggiola ha anche ottime proprietà medicinali. Contiene una ottima quantità di vitamina C (40 mg) e ciò lo rende simile agli agrumi; infatti 10 giuggiole equivalgono a 2 arance.

Fiori del Giuggiolo

Possiede un valore calorico relativamente elevato (120 kcal per 100 g) rispetto ad altra frutta fresca.
Molti cibi, che prima venivano consumati comunemente, col tempo sono stati abbandonati per lasciare spazio di mercato a prodotti più facili e meno costosi da riprodurre durante tutto l'anno. Di questa famiglia di dimenticati fanno parte le giuggiole. 
Le giuggiole sono note per alcune peculiari proprietà grazie all’alto contenuto di principi nutritivi dei più utili ed efficaci:
- Proprietà espettoranti ed emollienti. Grazie all’alto contenuto di zuccheri e mucillagini le giuggiole sono particolarmente adatte, nel periodo invernale, per combattere i principali sintomi influenzali quali la congestione delle vie aeree respiratorie.
- Proprietà sedative. Grazie all’alto contenuto di adenosina, infatti, le giuggiole hanno la capacità di potenziare l’effetto di farmaci ipnotici e sedativi, aiutando a ridurne le quantità assunte.
- Proprietà anticonvulsivanti e di regolazione della pressione. Grazie all’alto contenuto di glucosidi e flavonoidi riescono, sul lungo periodo, a controllare i livelli della pressione, rendendosi particolarmente utili nella normalizzazione della pressione alta, e di ridurre l’intensità delle convulsioni.
Tutti coloro che in primavera soffrono di disturbi alle vie respiratorie, causati da allergie croniche, da infiammazioni della gola, da sbalzi di temperatura, navigano alla ricerca di rimedi naturali per superare uno dei bimestri più difficili dell’anno. Tra i rimedi naturali che curano le vie respiratorie, oltre al farfaccio e al ribes nero, c’è il giuggiolo.

Giuggiole

Albero dai frutti zuccherini e dolcissimi, è tra le piante più usate dalla gemmoterapia. La giuggiola è un frutto molto nutriente, e quello secco viene usato per curare i disturbi delle vie respiratorie: il frutto essiccato o l’estratto di giuggiolo viene usato per curare le infiammazioni della gola, le bronchiti più gravi, i comuni raffreddori. Il giuggiolo è un ottimo rimedio anche contro l’asma e funziona contro la raucedine. Nulla può contro il prurito agli occhi, ma è efficace anche contro le infiammazioni intestinali.
In Cina il giuggiolo, col nome di Suan Zao Ren, ed è ritenuto la pianta calmante più conosciuta ed utilizzata dalla medicina popolare cinese, che la considera uno dei principali tonici cerebrali tradizionali, poiché le vengono attribuite proprietà toniche, distensive, miorilassanti, e riequilibranti della mente.
Studi scientifici effettuati negli anni 80-90 hanno confermato le proprietà miorilassanti, ansiolitiche, ipnoinducenti del Giuggiolo, sia utilizzato da solo, sia in associazione con altre piante. Sono state messe in evidenza anche proprietà antiossidanti, anti-aritmiche e protettive cardiovascolari; un'assunzione prolungata riduce il colesterolo LDL e i trigliceridi, migliorando la funzione cardiocircolatoria.
Il giuggiolo secco si può bere sotto forma di decotto, e servirà ad alleviare i disturbi tipici di aprile e maggio. Chi è pronto a ricorrere a questo rimedio naturale per sopravvivere alla primavera deve però sapere che vi è una controindicazione non da poco: le piccole e dolcissime giuggiole frenerebbero il desiderio sessuale (?).

Albero di giuggiolo

La stagionalità di questo frutto dimenticato è la seguente: Luglio - Agosto (viene già venduta con la buccia verdognola e ancora acerba e va lasciata maturare) – Settembre; Le giuggiole sono una bontà tipica autunnale, quante volte abbiamo pronunciato l'esclamazione "Sono proprio andato in brodo di giuggiole!” per sottolineare una situazione che ci ha procurato grande soddisfazione.
Il brodo di giuggiole è un distillato antico, vera prelibatezza per il palato, non facile da degustare, perché le giuggiole sono un frutto raro.
La giuggiola è  una bacca, un frutto della grossezza di una oliva, forma ellittica o sferica, a seconda delle qualità, di colore marrone chiaro caratteristico, che si trasforma poi in rossastro.
La buccia è sottile, cartilaginosa, dura, aderente alla polpa e di un verde acerbo: quando la giuggiola comincia a maturare, si colora di giallo, poi di rosso, che si sviluppa a macchiette, e infine diventa di un corallino brillante e liscio.
La polpa è bianca, compatta, e di un gusto dolce, misto con un poco di acidulo. Così è nel primo stadio della maturazione e già può essere consumata in tavola.
Se la si lascia sulla pianta fino alla completa maturazione la polpa diventa molle e come una specie di miele, la giuggiola perde il proprio sapore acido, per rimanere solo zuccherina.
In questo stadio la giuggiola somiglia ad un frutto secco e si conserva allora per molti mesi come l'altra frutta secca.
A livello di curiosità, ricordo che una specie affine, lo Zizyphus spina-christi
, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù. L’altra sarebbe il Paliurus spina-christi.

Dopo più di trent’anni ho visto dal fruttivendolo le “giuggiole”, piccoli frutti autunnali la cui forma ricorda un po’ quella delle olive; di colore verde acerbe e arancio-rossastre a maturazione completa.
Le ho incontrate, come detto, tanti anni fa nel giardino della madre di un caro amico; ricordo di averle assaggiate appena raccolte dalla pianta e sottoforma di confettura spalmata su fette di pane.
Probabilmente Vi è capitato di dire o aver sentito dire: “andare in brodo di giuggiole”, che sta per indicare gongolarsi per la gioia, uscire di sé dalla contentezza.
Questo “brodo” non è altro che uno sciroppo liquoroso molto dolce e gradevole.
Ho deciso di acquistarne un po’ e preparare una confettura (ho trovato la ricetta qui, e la propongo t.q.); il prossimo anno, se riuscirò a trovarne ancora, proverò a preparare il famoso “brodo di giuggiole”.

Confettura di giuggiole

Ingredienti (per 4 vasetti da 250 ml)
1 Kg di giuggiole molto mature;
350 g di zucchero;
Scorza e succo di un limone non trattato;
Un bicchiere d'acqua naturale.

1 – Preparazione.
Lavare per bene le giuggiole e dividere ognuna a metà.
Sciogliere lo zucchero nell'acqua, versare la soluzione in una capiente pentola e aggiungere le giuggiole.
Sbucciare il limone stando attenti a prendere solo la parte gialla, tagliarla a pezzetti, spremere anche il succo e aggiungere il
tutto altri ingredienti.

2 – Cottura.
Mescolare per bene, mettere sul fornello e cuocere per 30 minuti.
Passato questo tempo aspettare che la preparazione si raffreddi un po', dopodiché togliere i noccioli alle giuggiole.
Mettere le giuggiole nel passaverdura e ridurle in purea.
Rimettere il composto sul fornello e lasciare in cottura per un'altra mezz'oretta, mescolando ripetutamente. La marmellata di
giuggiole è pronta quando diventa ben densa.
Sterilizzare barattoli e coperchi facendoli bollire. Si possono poi riempire appena la marmellata di giuggiole si è un po'
raffreddata.
Chiudere i barattoli con i relativi coperchi e posizionarli capovolti sul tavolo per un quarto d'ora, dopodiché si possono riporre
in dispensa.

3 - Presentazione.
La confettura di giuggiole è buonissima da mangiare spalmata sul pane o su delle fette biscottate, inoltre, può diventare uno
sfizioso ingrediente per crostate, torte e dolci vari.

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