L'Oliva taggiasca è una
cultivar di olivo, tipica soprattutto del Ponente ligure ed in particolare
della Provincia di Imperia.
È così chiamata perché
arrivò a Taggia, qui portata dai monaci di San Colombano, provenienti
dall'isola monastero di Lerino. Gli innesti di oliva taggiasca furono nei
secoli diffusi in tutta Italia, sebbene la coltivazione maggiore sia sempre
rimasta nella provincia di Imperia; questa varietà risulta essere una delle più
rinomate per produzione di olio extravergine e una delle migliori olive da
mensa, poiché il frutto, nonostante le ridotte dimensioni, è molto gustoso.
Pianta che si sviluppa
notevolmente in altezza e può raggiungere i 10 m e oltre; peraltro, le colture
liguri prediligono alberi di notevoli dimensioni. Può vivere oltre i 600 anni e
raggiunge la produttività dopo circa un triennio. L'albero delle taggiasche si
riproduce tipicamente per talea, in quanto da seme tende ad inselvatichire. Le
foglie sono medie, rigide, più larghe all'apice, verde brillante sopra e più
tenue sotto; i fiori sono bianco-giallastri. La varietà taggiasca è
particolarmente sensibile agli agenti negativi sulla coltivazione, come
parassiti e stagioni infauste, ma possiede comunque un'ottima redditività
fruttifera.
Benché sia molto
suscettibile alla avversità principali, ha produttività elevata e costante;
matura tardivamente (gennaio). Il frutto, di forma ellittico-cilindrica e
leggermente più grosso alla base, ha altissimo contenuto in olio (25-26%), che
oltre-tutto è molto pregiato; esso è di colore giallo (giallo-verde nel
savonese), dall'odore di fruttato maturo e dal sapore anche fruttato con
sensazione decisa di dolce, sfumatura di piccante e sentori di mandorla e
pinolo; l'acidità massima totale è inferiore allo 0,5%, a riprova delle alte
qualità organolettiche del prodotto. Spesso quest'olio è pure impiegato nelle
miscele per "tagliare" altri olii e conferire ad essi un tocco
elegante. Dal gennaio 1997 è stata istituita, per questa coltura, la
denominazione di origine protetta, legata a un olio extravergine di oliva detto
"Riviera Ligure DOP".
Quest'olio si utilizza
in gastronomia in molti dei piatti liguri, a base sia di carne sia di pesce, in
particolare negli umidi. Tra questi i più conosciuti sono: coniglio in umido
alla ligure (o alla sanremese), agnello alle olive, roast beef alla salsa di
olive, baccalà alla levantina, cappunadda, olive in salamoia.
Infine anche le olive
crude, essendo molto aromatiche, sono assai apprezzate e rinomate per il
consumo da mensa.
Per raccogliere le olive
della varietà taggiasca attualmente vengono stese sotto le piante ampie stuoie
di rete a maglia fitta; le stuoie vengono posizionate in periodi antecedenti la
vera e propria raccolta, al fine di consentire il recupero dei frutti, che
cadono anzitempo in modo naturale. Il periodo della raccolta sarà poi
caratterizzato da manovalanze che, attrezzate con lunghi bastoni, chiamati
trappe, scuotono fisicamente i rami degli ulivi, al fine di far cadere più
frutti possibile nelle stuoie sottostanti. Si sta rapidamente diffondendo il
metodo più veloce e meno faticoso della raccolta meccanica, per mezzo di
bacchiatori elettrici o a motore.
Il metodo tradizionale
di raccolta praticato nell'imperiese, tuttavia, prevedeva che le olive cadute
prima della bacchiatura venissero raccolte a mano e che quelle ancora
sull'albero venissero fatte cadere, con le trappe, su teli e poi raccolte
manualmente. Il compito della sbattitura spettava tradizionalmente agli uomini,
mentre quello della raccolta a terra alle donne.
Qualche tempo fa,
durante un momento di “profondo” ozio (ogni tanto ci vuole), facendo zapping
sono capitato sul canale di Alice (221 del digitale terrestre) mentre stavano
spiegando una ricetta di pasta con il baccalà (mezzemaniche se ricordo bene).
Lo chef di turno era
Paolo Tizzanini, toscano DOC, che negli anni '90, nei locali di una precedente
osteria, crea "L'Osteria dell'Acquolina" (sita in Terranuova Bracciolini in provincia di
Arezzo), e insieme alla moglie Daniela inizia un percorso di recupero di
ricette e prodotti locali. Vengono così segnalati dalle maggiori guide
gastronomiche italiane, Osterie d'Italia, Touring club Italiano, Ristoranti
Veronelli, Accademia della Cucina Italiana.
Molto incuriosito dal
personaggio e dal piatto che stava preparando, ho voluto prepararla, con
qualche leggera modifica (spero che Paolo Tizzanini non me ne voglia): l’ho
trovata semplicemente “fantastica”……da provare !!
Ingredienti (per 4 persone)
350 g di penne rigate;
600 g di baccalà;
2 scalogni;
1 spicchio d’aglio;
300 g di pomodori
Pachino o a grappolo;
100 g di olive
taggiasche denocciolate sott’olio;
50 g di capperi
dissalati;
5 cucchiai di olio EVO
(si può usare l’olio d’oliva di governo delle olive);
1 mazzetto di prezzemolo
tritato fresco;
Pecorino romano grattugiato
a piacere;
Sale e pepe q.b.
1 – Preparazione.
Prepariamo
il baccalà.
Per questo tipo di
preparazione, io consiglio di utilizzare la parte della coda del pesce; essendo
la coda utilizzata per il movimento dell’animale, le carni risultano essere più
saporite, inoltre è priva di spine. La parte del filetto potrete utilizzarla per
altre preparazioni come il baccalà in umido, fritti in pastella, ecc.
Eliminare l’eccesso di
sale sotto un getto di acqua corrente; mettere i pezzi di pesce in un’ampia
bacinella e ricoprirli completamente con acqua; lasciare in ammollo per almeno
24 ore cambiando spesso l’acqua. Controllare la sapidità del baccalà
assaggiando un pezzetto di polpa e se dopo 24 ore risultasse ancora troppo
salata, continuare l’ammollo (e relativo cambio dell’acqua) sino a quando il
sapore della carne risulti normalmente salata.
Raggiunta la giusta
sapidità, scolare bene i pezzi di pesce e, tenendo ogni pezzo tra due fogli di
carta assorbente, premere tra le mani assorbendo la maggior parte dell’acqua.
Ora occorre eliminare la
pelle del baccalà.
Con un coltello a lama
rigida e ben affilato, praticate una incisione nella polpa del pesce (1), nella
parte terminale della coda, senza incidere la pelle (2); con una mano afferrate
il tronchetto finale e tenetelo ben fermo (3).
Fate scorrere il
coltello, parallelamente al piano sino ad arrivare alla fine del trancio (4)
(5), liberandolo completamente dalla pelle (6) (*).
Per una maggiore
comprensione della procedura, consiglio di visionare la prima parte di questo video.
Tagliate a pezzetti la polpa
del baccalà e, con le mani, sbriciolateli in piccoli pezzetti.
Prepariamo
i capperi.
Lavate i capperi più
volte con acqua corrente; metteteli in una ciotola e ricopriteli con abbondante
acqua. Lasciateli in ammollo per almeno un paio d’ore cambiando l’acqua 2 o 3
volte.
Assaggiateli per
verificare il grado di salatura; dovranno essere sapidi ma non salati. Nel caso
fossero (a vostro giudizio) ancora salati, continuate nell’ammollo e ricambio d’acqua.
Una vota dissalati,
eliminate l’acqua e strizzateli e, con un coltello, tritateli grossolanamente e
metteteli da parte.
Prepariamo
le olive taggiasche.
Sgocciolate le olive
dall’olio di governo, tagliatele a rondelle e mettetele da parte.
L’olio di governo delle
olive taggiasche (olio d’oliva), ricco di sapore assorbito dalle olive stesse,
potrà essere utilizzato nella preparazione del sugo per la pasta.
Prepariamo
i pomodori.
Lavate i pomodori e, se
di piccole dimensioni, tagliateli in 2 e metteteli da parte. Nel caso fossero
più grandi, consiglio di scottarli, pelarli, eliminare i semi e tagliarli a
cubotti.
Prepariamo
gli odori.
Tritate finemente lo
scalogno; schiacciate lo spicchio d’aglio e privatelo della “camicia”.
Tritate grossolanamente
il prezzemolo mondato, lavato e asciugato.
2 – Cottura.
In una padella, mettete
a scaldare l’acqua per la pasta che salerete quando arriverà a bollore.
Mettete sul fuoco una un’ampia
padella e fatela scaldare.
Aggiungete l’olio EVO (o
l’olio di governo delle olive), aggiungete il trito di scalogno, lo spicchio d’aglio
e fate rosolare per qualche minuto.
Aggiungete il baccalà
mescolate bene e spolverate con del pepe nero macinato fresco.
Unite i pomodori e amalgamate
il tutto
Mettete a lessare la
pasta; a seconda della qualità, accorreranno da 10 a 15 minuti di cottura.
Aggiungete al baccalà i
capperi, le olive ed eliminate lo spicchio d’aglio.
Scolate la pasta, non
troppo asciutta e ben al dente, aggiungetela nella padella con il sugo e fate
saltare per 2-3 minuti.
Unite il prezzemolo e
fate saltare per qualche secondo ancora.
3 -
Presentazione.
Impiattate e, se piace,
servite con una spolverata di pecorino grattugiato al momento.
(*) La pelle del baccalà è assolutamente commestibile ed è un peccato gettarla, possiamo consumarla nel seguente modo: dopo averla tamponata bene con della carta assorbente, sempre con un coltello ben affilato, eliminate tutti gli eventuali residui di polpa di pesce; tagliatela poi a striscioline (di circa 1 cm di larghezza), adagiatele su un pezzo di carta da forno e infornate a 180 gradi (meglio se con il grill acceso) sino a quando non si saranno asciugate diventando belle croccanti.
molto interessante questa cosa della pelle. provero' presto.
RispondiEliminaSono convinto che ti piaceranno. Da qualche tempo sto provando ad ottenere delle chips croccanti anche dalla pelle di pollo e tacchino che, a differenza di quella del baccalà, richiede una lavorazione un po' diversa; i primi risultati sono stati molto promettenti!
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