lunedì 8 giugno 2015

Risotto con melone e speck.

Il melone (Cucumis melo) è una pianta rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae.
Il termine melone indica sia il frutto che la pianta stessa, a seconda dei contesti in cui viene utilizzato.
È largamente coltivata per i suoi frutti commestibili, dolci e profumati. 
È una pianta erbacea strisciante o rampicante, annuale.
Le radici fibrose possono estendersi nella terra anche oltre i 150 cm.; il fusto, ricco di peluria, è ramificato con cirri; le foglie sono alterne, lunghe più di dieci centimetri, quanto il picciolo.
I fiori, gialli a 5 lobi, sono generalmente monoici (sessi separati su due fiori distinti) e compaiono normalmente prima quelli maschili riuniti in infiorescenze.

Melone retato.

Nonostante la copiosa fioritura, che dura tutta l'estate da maggio a settembre, solo il 10% diventa frutto.
Il frutto del melone è voluminoso, di forma ovale o tondeggiante e sulla buccia sono visibili delle divisioni "a fette".
La buccia è pressoché liscia o appena rugosa, il colore può variare da un giallo pallido ai toni del verde.
La polpa varia dal bianco all'arancio ed è succosa e molto profumata quando raggiunge la maturazione.
La cavità centrale, fibrosa, contiene molti semi.
Di probabili origini africane (secondo alcuni invece dall'Asia, nell'antica Persia), nel V secolo a.C. il popolo egizio iniziò ad esportarlo nel bacino del Mediterraneo e arrivò in Italia in età cristiana, come documentato da Plinio (I secolo d.C.) nel suo libro Naturalis Historia che lo uniformò al cetriolo a forma di mela cotogna, melopepaes
Durante l'Impero Romano il melone si diffuse rapidamente (utilizzato però come verdura, servito in insalata) tanto che al tempo dell'imperatore Diocleziano, venne emesso un apposito editto per tassare quegli esemplari di melone che superassero il peso di 200 grammi.
Alexandre Dumas scrisse “per rendere il melone digeribile, bisogna mangiarlo con pepe e sale, e berci sopra un mezzo bicchiere di Madera, o meglio di Marsala”; egli apprezzava i meloni conosciuti in Francia come Cavaillon, per la zona di produzione, e fece richiesta alla biblioteca della città di uno scambio tra le sue opere (circa 400 volumi) ed una rendita vitalizia di 12 meloni l'anno, cosa che accadde fino alla sua morte nel 1870
Fu in suo onore che venne istituita la confraternita dei Cavalieri dei meloni di Cavaillon.

Melone retato.

Il melone venne anticamente considerato simbolo di fecondità, forse in ragione dei numerosissimi semi, ed altresì associato al concetto di sciocco e goffo (uno stolto veniva chiamato mellone e una scemenza mellonaggine). Secondo Angelo De Gubernatis, la ragione di tale associazione è da ricercare nell'estrema fecondità di questi frutti, alla loro capacità generatrice, incontrollata, opposta alla ragione dell'intelligenza. 
Altri medici del tempo li consideravano nocivi e imputarono al melone la morte di ben quattro imperatori e due pontefici. Anche il naturalista romano Castore Durante (1529-1590) nel suo Herbario nuovo del 1585 ammoniva di non abusarne perché «sminuiscono il seme genitale» e ne sconsigliava l'uso a diabetici, dispeptici e a tutti coloro che soffrono di disturbi dell'apparato digerente, promuovendo per tutti gli altri invece le virtù rinfrescanti, diuretiche e lassative.
La produzione mondiale dei meloni si aggira intorno al 26,7 milioni di tonnellate (FAO 2003). 
I principali Paesi produttori sono la Cina (che da sola produce il 51,4% della produzione mondiale), Turchia, USA, Spagna, Marocco, Romania, Iran, Israele, Egitto e India.
Il rendimento medio è di 211 quintali /ha ma arriva a 333 q/ha nei Paesi Bassi e 346 q/ha negli Emirati Arabi Uniti. In Europa oltre la Spagna (un milione di tonnellate), c'è l'Italia (580.000 t) e la Francia (300.000 t).
I frutti si possono mangiare crudi sia come antipasto che come dessert. Si possono anche cuocere per ottenere composte e marmellate.
Un buon melone deve essere profumato, esalare un profumo tipico che segnala la giusta maturità.
La temperatura di conservazione non deve mai scendere al di sotto dei 5 °C.

Melone invernale.

Il melone, frutto tipico dei periodi estivi, lo si può trovare in vendita in modo naturale nel periodo che va da maggio a settembre; il melone estivo si divide in due categorie: il "retato", caratterizzato appunto da una buccia pervasa da un intreccio di linee in rilievo e da una polpa giallo intenso e particolarmente profumata e gustosa.
L'altra categoria del melone estivo è  rappresentata dal melone "cantalupo" che, a differenza del retato, ha la buccia liscia e la polpa leggermente più chiara. 
In contrapposizione al melone estivo troviamo quello invernale che deve appunto il suo nome al periodo in cui giunge a maturazione, Dicembre. La polpa di questa varietà di melone è piuttosto biancastra.
Il melone può essere conservato in frigorifero per 3/4 giorni; bisogna fare attenzione a separarlo dagli altri alimenti in quanto il suo forte profumo potrebbe essere assorbito da quest'ultimi.
Due o tre fette ( a seconda della dimensione) di melone sono in grado di fornire il completo fabbisogno giornaliero di vitamina A e C per il nostro organismo.
Grazie al suo contenuto di fibre alimentari e vitamine ed al suo basso apporto calorico il melone è in grado di riempire lo stomaco e dare un senso di sazietà senza appesantire l'organismo con molte calorie.
I meloni "cantalupo" devono il loro nome all'omonimo paese del Lazio in cui sembra esso fu introdotto nel XV secolo da missionari provenienti dall'Asia.

Melone invernale.

Il meloni invernali, se colti non ancora maturi, possono essere conservati per quattro o cinque mesi fino alla loro maturazione.
Queste le sostanze che compongono il melone prendendo in considerazione 100 grammi di polpa: l'elemento principale è costituito come sempre dall'acqua che è presente in una percentuale di circa il 90 %.
Troviamo in seguito la presenza di proteine, lipidi, glucidi e fibra alimentare; per quanto riguarda i minerali sono presenti il potassio, il ferro, il fosforo, e il calcio. Presenti anche la vitamina C, la niacina o vitamina B3 e in piccole percentuali la vitamina A.
Alcuni affermano che il melone maschio, riconoscibile da un puntino nero posto sull’estremità opposta al gambo, è il più gustoso; ho riportato questa informazione (reperita in rete) puramente a titolo di “curiosità”, dato che non ho avuto modo di verificarlo, visto che il confronto dovrebbe esser fatto con due frutti ad egual punto di maturazione.
Il melone, fu in passato considerato simbolo di fecondità per i numerosi semi contenuti al suo interno, ma altresì ebbe anche significato dispregiativo, in quanto per indicare uno sciocco si utilizzava il termine “mellone”.

In questo periodo, di norma, i meloni iniziano a comparire sui banchi di frutta e verdura dei mercati. Non sono ancora profumati e succosi come quelli che acquisteremo tra un mese o due; ne ho comunque acquistato uno (del tipo retato) da utilizzare per questo risotto.
La ricetta originale prevedeva il prosciutto crudo croccante come guarnizione finale; io ho voluto usare lo speck, oltre che per guarnizione, anche come ingrediente nella preparazione del piatto; la scelta dello speck aveva lo scopo di esaltare maggiormente il contrasto tra il dolce del melone e il sapore deciso e leggermente affumicato dello speck: ho travato il risultato finale molto interessante.

Risotto con melone e speck.

Ingredienti (per 4 persone) 
6 fette di melone;
320 gr. di riso Carnaroli;
Speck a fette (4 fette tagliate spesse + 4 fette tagliate sottili);
40 g di grana grattugiato;
20 g di burro;
½ bicchiere di vino bianco secco;
600 ml di brodo vegetale;
1 scalogno;
Sale e pepe q.b. 

1 – Preparazione. 
Pulite il melone eliminando buccia e semi; prendete 6 fette e tagliatele a cubetti.
Tagliate a filettini sottili lo speck tagliato spesso; ponete sopra un foglio di carta da forno le fettine di speck sottili e mettete in forno a 100-120 °C e fatele seccare (ci vorranno circa 10 min.).
Togliete dal forno le fette seccate, fatele raffreddare e sbriciolatele grossolanamente con le mani.
In un pentolino preparate circa 1 litro di brodo vegetale (va bene usare acqua e 1 dado). 

2 – Cottura. 
In una casseruola far appassire lo scalogno , tritato finemente, con una noce di burro, quindi unire il riso e farlo tostare per 3-5 min. Quando sarà lucido sfumare con il vino bianco e lasciare evaporare. A questo punto aggiungete il melone a tocchetti, mescolate bene e cominciare ad allungare con 1 mestolo di brodo vegetale; abbassate la fiamma e continuate la cottura mescolando, delicatamente, solo dopo ogni aggiunta di brodo.
A metà cottura (dopo circa 10 min.) aggiungere lo speck a filettini, un mestolo di brodo, mescolate bene e proseguite la cottura. 
Quando il riso sarà “al dente”, aggiustate di sale, una spolverata di pepe, unite il burro restante, il grana grattugiato e, dopo aver mescolato molto energicamente il riso, spegnete la fiamma, coprite e lasciate a riposo per 3-5 min. 

3 - Presentazione.
Impiattate e distribuite sopra il riso, lo speck sbriciolato e, se gradito, altro formaggio grana.


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