Carisolo è un paesino, della
provincia di Trento, a 801 m s.l.m. con una popolazione residente di circa 980
persone.
Si trova in una posizione
soleggiata, riparato dei venti alla fine della Val Rendena, tra l’imbocco della
Val Genova e la Val di Campiglio, ai piedi della cima Lancia (2317 m).
Circondato da boschi e alte
cime, confinante con la più nota Pinzolo, dista circa 15 Km dal famoso centro
turistico di Madonna di Campiglio.
Queste caratteristiche fanno
di Carisolo un paese molto frequentato dal turismo invernale e anche da quello
estivo.
Uno dei monumenti storici
più importanti che si trova a Carisolo è la chiesa cimiteriale di Santo
Stefano, situata appena sopra il paese, in quota di 862m.
La chiesa sorge su uno
sperone di roccia all’imbocco della val Genova, una vallata alpina lunga circa
20 km.
Dall’alto della roccia,
accanto alla chiesa, dove attualmente sorgono le tre croci di un Golgotha
simbolico, si vede tutto il paesaggio dell’alta Val Rendena.
Anche se la chiesa ha una
sua valenza architettonica e storica, rappresenta un vero e proprio scrigno
dell’arte alpina; infatti, tra gli altri, contiene un grande affresco del
cinquecento, opera di Simone Baschenis, che raffigura il passaggio di CarloMagno (742-814) da Bergamo in Valle Camonica, Val di Sole e Val Rendena.
Il vecchio paese è molto
caratteristico; tuttora si possono ammirare le fontane di granito e le pitture
murali sacre.
Carisolo fu più volte
devastato da incendi, frane e dalle alluvioni del fiume Sarca. L’incendio
scoppiato alle 5 del mattino del 5 agosto 1790 distrusse il paese nel giro di
un’ora, causando 6 vittime.
Altro memorabile incendio fu
quello del 19 agosto 1873, provocato da un fulmine: furono danneggiate numerose
case della parte alta del paese, tra cui la chiesa e il campanile.
Un’importante figura
storico-religiosa legata al territorio è San Vigilio, patrono di Trento (Roma,
355 – Val Rendena, 405)
Vigilio, vescovo di Trento,
fu molto solerte nel combattere l'idolatria e questa azione avrebbe causato il
suo martirio sulla strada che va da Tione a Pinzolo: accompagnato dai fratelli
e da un altro missionario si recò in val Rendena dove celebrò la Messa e gettò
nel fiume Sarca una statua di Saturno. Questo scatenò l'ira dei pagani, che lo
uccisero, secondo la leggenda, usando bastoni e zoccoli di legno (sgàrmele).
Nell'iconografia popolare, quindi, il santo appare spesso in possesso di tali
calzature, oltre alla mitra e al pastorale, come ad. es., nel Duomo di Trento.

Una leggenda vuole che
Vigilio, fuggendo dalla val Rendena dove si era recato per evangelizzate le
popolazioni pagane, si trovò senza via di fuga nei pressi dell'attuale abitato
di Cadine. Ponendo la mano sulla roccia aprì un varco, riuscendo così a
raggiungere Trento ed a salvarsi. Ancora oggi quella gola è nota ai trentini
come Bus de Vela, dal nome del sobborgo adiacente.
La ricorrenza liturgica si
festeggia il 26 giugno, presunta data del suo martirio.
Il territorio del Parco naturale provinciale dell’Adamello-Brenta, offre innumerevoli spunti agli amanti della
natura, proponendo escursioni di ogni tipo e difficoltà.
Uno dei luoghi più
frequentati e visitati, soprattutto nella stagione estiva, è la Val Genova.
La Val Genova è una valle
laterale della Val Rendena, interamente compresa nel Parco naturale provinciale
dell'Adamello-Brenta, la più estesa area protetta della provincia di Trento. È
nota anche con il nome di valle delle cascate.
La Val Genova è suddivisa
territorialmente tra 7 Comuni della Val Rendena, di cui il comune di Strembo è
sicuramente quello che detiene il maggior territorio.
Scarsi gli insediamenti e le
attività umane: nella valle ci sono alcuni rifugi alpini e alcune strutture
ricettive dedicate ai turisti, aperti però solo nella stagione estiva. Non vi
sono né piste da sci né impianti di risalita in quanto i pendii tendono ad
essere estremamente ripidi e la valle è spesso soggetta a valanghe d'inverno.
Oltre alla stretta strada
asfaltata che percorre la valle, è possibile percorrere il Sentiero delle
Cascate, che risalendo il Sarca di Genova, passa accanto alle principali
cascate, formate dai numerosi torrenti che scendono dai ghiacciai dell'Adamello
e della Presanella e che confluiscono nel Sarca.
La più famosa è la Cascata
di Nardis, tra le più alte del Trentino, formate dal torrente Nardis che
discende dalla Presanella sul versante setten-trionale della valle.
Le cascate principali che
scendono nella vale sono sei ma, soprattutto quando i torrenti sono gonfi
d'acqua, è possibile scorgere diversi rigagnoli che si trasformano in
spettacolari cascate.
Molte sono le manifestazioni
che, soprattutto nella stagione estiva, richiamano a Carisolo turisti da tutta
la valle; tra le tante, ricordo la Barzovaglia e la Slaifera Carisöla.
La Barzovaglia è una
manifestazione di carattere storico/culturale propone ogni anno spettacoli
rievocativi su avvenimenti o leggende di Carisolo e della val Rendena. Negli
ultimi anni si è dedicata particolare attenzione alla leggenda del passaggio di
Carlo Magno nel territorio e al racconto dell'attività lavorativa alla fabbricadei cristalli Pernici e Bolognini.
Nel pomeriggio è prevista
l’apertura del villaggio medievale e della locanda in piazza 2 Maggio, in
serata è in programma lo spettacolo rievocativo.
Nell'ottocento si
insediarono nelle Giudicarie quattro vetrerie: La vetreria Bormioli e la
vetreria Garuti in Val D'Algone, la “Fabbrica di Cristalli” Pernici e Bolognini
di Carisolo e la vetreria Venini di Tione. Esse rappresentarono un'industria
fiorente e riconosciuta che esportava nel Nord Italia e Oltralpe: la produzione
annoverava lastre per finestre, bottiglie e, nella vetreria di Carisolo,
cristalleria pregiata “ad uso di Boemia”.
Le
valli Giudicarie possedevano tutti gli elementi necessari per favorire la
produzione vetraria: il sottosuolo, ricco di quarzo, di ottima qualità,
elemento essenziale della pasta vetrosa, le grandi distese boschive, fornitrici
del combustibile delle fornaci dell'epoca e l'abbondanza di acque torrentizie,
che alimentavano le grandi ruote idrauliche del mulino del quarzo e delle
segherie.
Il nome Giudicarie
(Judikarien in tedesco) è utilizzato per definire una zona del Trentino
occidentale che comprende l'alto corso del Sarca immissario del lago di Garda,
dalla sorgente nell’alta val Rendena fino alla forra del Limarò (m 270) e del
Chiese fino al suo sbocco nel lago d’Idro (m 368).
la
grande Halle, sede della fornace, con la sua imponente ciminiera, la casa delle
maestranze, dove vivevano i vetrai con le loro famiglie, la colombera, sede
degli uffici, la casa padronale, le stalle e scuderie, la rassica del legname
(segheria “veneziana”) ed il mulino del quarzo.
Il
minerale veniva prelevato nelle miniere di Borzago e di Giustino e condotto a
dorso di mulo o su slitte “a strascina”, per sentieri impervi, fino al mulino.
Ridotto in polvere nella imponente molazza di granito, forniva la materia prima
per la realizzazione della composta vetrosa, presso la fornace, creando oggetti
artistici e d'uso quotidiano, in cristallo molato, “ad uso di Boemia”.
Delle
vetrerie rimane il rudere della ciminiera della seconda vetreria di Val
D'Algone e il complesso edificiale della “Fabrica Cristallorum” di Carisolo, in
località “Antica Vetreria”. In quest'ultima sede, la Fondazione Maria Pernici –
Antica Vetreria ha riportato in luce gli antichi fasti, con studi e ricerche
storiche e con la creazione di una raccolta storica, aperta al pubblico.

Per quasi vent’anni, Carisolo è stato, ed è tuttora,
il luogo dove tutta la mia famiglia trascorreva parte delle vacanze estive e tutti i
fine settimana che si riuscivamo a ritagliare dalla vita frenetica di Milano.
Bello!
RispondiEliminaMi sono piaciute tante cose per la loro semplicità!
Proverò appena possibile di mettere in prova le mie capacità in cucina
Una proposta da fare: perché non metti anche ricette nelle quali vengono usati gli “scarti” delle ricette ad esempio il succo di limone usato per il limoncello nella preparazione di “sciroppo di limone”
Complimenti
vaghelis
Prima di tutto, grazie per i complimenti.
EliminaPer quanto riguarda la tua "proposta", devo dire che normalmente già applico il criterio: "recuperare e riutilizzare tutto ciò che è possibile recuperare".
Ti faccio alcuni esempi: dopo aver prelevato le bucce dei vari agrumi per la preparazione dei liquori (limoncello, mandarinetto, arancino, ecc.), i frutti che restano, singolarmente o in miscela tra loro, diventano marmellata.
Ma la cosa più interessante è che le bucce, dopo la mecerazione e il filtraggio, le frullo con un poco di zucchero e alcol per ottenere aromi naturali che uso nella preparazione di dolci.
Un abbraccio da Bruno
molto interessante il tuo blog, sia per le preparazioni che per il lato informativo. mi piace.
RispondiEliminaTi ringrazio. Fa sempre molto piacere incontrare, parlare, con qualcuno che condivide le proprie idee.
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